Vincenzo Schettini, noto docente di fisica e icona del progetto “La Fisica Che Ci Piace”, ha recentemente fatto un’incursione nel popolare podcast Muschio Selvaggio, condotto da Luis Sal.
Durante il suo intervento, il professore pugliese ha offerto ai presenti una lezione coinvolgente che ha catturato l’attenzione di tutti. La fisica, d’altro canto, non è solo una materia, ma un modo di vedere il mondo, ricco di creatività ed esplorazione.
Schettini ha aperto il dibattito con una massima che colpisce: “Ci si alza sempre quando arriva il professore, abitudine buonissima”. Ma il suo discorso non si è fermato qui, evolvendo in un’analisi profonda della fisica e del ruolo che l’arte della creatività gioca in essa. “La fisica è una materia che, se tutti quelli che l’hanno trattata, gli scienziati, non avessero avuto un minimo di estro, di creatività, non avrebbero fatto l’upgrade alla scienza. Prendiamo l’immagina della mela usata da Newton”, ha sottolineato.
Il docente ha voluto mettere in evidenza il valore della curiosità e dell’inventiva nel mondo scientifico. Non si tratta solo di numeri e formule, ma di idee che hanno il potere di cambiare il nostro modo di comprendere la realtà. Questo approccio non è nuovo e Schettini ci invita a riflettere su come, nel corso della storia, i grandi scienziati hanno sempre esercitato la loro immaginazione. Non ci si ferma alle sole leggi fisiche, ma si esplora ciò che ci circonda, facendo anche riferimento a momenti storici in cui la scoperta è stata frutto di idee uniche e brillanti.
Un punto dolente per il professore è sicuramente l’opportunità e, al tempo stesso, la trappola costituita dalla tecnologia moderna. “Il cellulare oggi ci distrae, ci impedisce di pensare. Siamo figli della rete, io per primo, e dobbiamo dire grazie”, ha osservato. Tuttavia, Schettini ha messo in guardia su un passaggio fondamentale: per quanto gli strumenti tecnologici siano utili, la nostra creatività è compromessa.
“Utilizziamo molto meno la parte creativa. Gli antichi Greci immaginavano, costruivano. Io sono stato fortunato, ho studiato in un periodo in cui non c’era il cellulare”. Questa sua riflessione pone un interrogativo sul futuro delle nuove generazioni. Se da un lato ci si affida e beneficia degli strumenti digitali, dall’altro sembra esserci una mancanza di esercizio dell’immaginazione e della manualità. La necessità di continuare a spingere oltre se stessi e a non adagiarsi nella comodità delle risposte pronte è stata fortemente sottolineata dal professore.
L’appello che il docente rivolge ai giovani studenti è chiaro: “Non cadete nel tranello di diventare pigri”. La semplicità di affidarsi all’intelligenza artificiale per svolgere compiti scolastici diventa quasi tentatrice. Un racconto interessante raccontato da Schettini riguarda una mamma che ha sentito suo figlio chiedere a ChatGPT di aiutarlo nei compiti, sbagliando come un normale quattordicenne. “Almeno i bigliettini che si usavano una volta te li scrivevi”, ha osservato. È evidente la preoccupazione del professore nel vedere un calo del quoziente intellettivo negli studenti tra il 2007 e il 2024.
“Una soglia dell’attenzione, bassissima. Mi dispiace, si delega alla macchina”, ha aggiunto. La paura per il futuro non riguarda solo il sistema educativo, ma l’intera società. La ricerca del successo finanziario è comprensibile, ma Schettini pone l’accento sulla necessità di essere svegli e presenti, soprattutto nella fase di crescita e apprendimento. “A me preoccupa essere un 12enne in questo mondo”, ha ribadito, lasciando trasparire l’ansia per una gioventù che sembra perdere il contatto con la manualità e il lavoro artigianale.
Il concetto di nativi digitali emerge, ma secondo il professore, è un giusto malinteso. “Dire questa cosa è un bluff. Usarli per migliorarsi? Fantastico. Ma chi lo fa? Uno su cento, a quell’età”, ha affermato. C’è infatti una grande preoccupazione per il resto della generazione che sembra rinunciare alla curiosità e alla manualità. Anche il suggerimento di alcune scuole di limitare l’uso dei cellulari viene messo in discussione, poiché ci si può sempre portare un altro telefono.
Schettini esprime la sua delusione per una generazione che sta perdendo la voglia di sporcarsi le mani e di mettersi in gioco. Ciò che poteva sembrare un semplice divertimento è divenuto un ostacolo—a causa della superficialità con cui oggi si approcciano al sapere e all’esperienza. “Io spiego appassionatamente le cose, ma c’è gente molto più preparata di me. La passione che mi lega a quello che so mi porta a capire che bisogna capire le cose in profondità”, ha concluso.
La sua invocazione finale ci spinge a riflettere sul modo in cui viviamo e apprendiamo. “Ragazzi, siate newtoniani nella vita e quantistici nella fantasia”, un richiamo poetico e profondo che invita tutti a non smettere mai di esplorare e di cercare.