L’attuale scenario professionale in Italia sta attraversando un periodo di significativo cambiamento in relazione alla questione dell’indebitamento e delle procedure concorsuali.
I liberi professionisti, come avvocati, commercialisti e medici, si trovano ad affrontare un complesso di regole che, pur essendo regolato da normative specifiche, comporta delle sfide difficili. In questo contesto, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre opportunità per affrontare e gestire i debiti, comprese le difficoltà legate a quelli tributari e previdenziali.
I professionisti iscritti a un ordine si distinguono da cittadini comuni. Essi sono considerati parte di una comunità di liberi professionisti, che si auto-regola secondo norme ben definite. Queste regole, sia di tipo normativo che deontologico, governano il loro operato e stabiliscono obblighi e diritti ben precisi. In effetti, ogni professionista è chiamato a rispettare non solo le leggi generali, ma anche i principi etici del proprio ordine. Ciò significa che la loro responsabilità va oltre le normali dinamiche economiche, poiché il loro comportamento e la loro integrità professionale sono costantemente monitorati.
Quando si tratta di affrontare situazioni di debito e insolvibilità, i professionisti possono fare ricorso a strumenti come le norme idonee del CCII. Tuttavia, è cruciale che questi professionisti siano pienamente consapevoli delle regole deontologiche a cui sono sottoposti. Ad esempio, non adempiere tempestivamente alle proprie obbligazioni previdenziali potrebbe comportare severe conseguenze. Quindi, in un certo senso, mentre possono usufruire di procedure per risolvere i loro debiti, devono anche mantenere un equilibrio tra l’adempimento delle leggi e le norme del proprio ordine professionale.
Istituti di sovraindebitamento: chi può accedere?
Nel panorama attuale, le procedure di sovraindebitamento come quelle regolamentate dal CCII, sono accessibili a diversi tipi di soggetti, inclusi i professionisti. Secondo l’articolo 2 del codice, per accedere a tali procedure è necessario che ricorrano specifici presupposti oggettivi e soggettivi. Il presupposto oggettivo attiene alla condizione di sovraindebitamento, definito dallo stato di crisi o di insolvenza. Non sono solo i professionisti a poter accedere a questa normativa; anche i consumatori e imprenditori minori hanno la possibilità di utilizzare questi strumenti.
La questione si complica però quando si esaminano le fattispecie ostative. Ad esempio, un professionista che nel passato ha già beneficiato di esdebitazione potrebbe trovarsi di fronte a ostacoli nel richiedere una nuova procedura. La normativa, pur volendo essere di supporto, costringe i professionisti a un’importante riflessione sulla gestione del debito e sulle conseguenze delle proprie azioni nel passato. Il sistema sembra voler garantire che solo chi si trova realmente in difficoltà possa accedere a questi strumenti.
Debiti “falcidiabili”: quali sono esclusivi?
Quando si parla di debiti, un aspetto centrale nelle procedure disciplinate dal CCII è che quasi tutti i debiti possono essere “falcidiati”, ovvero ridotti o cancellati. Ciò include debiti verso l’erario, contributi previdenziali e anche quelli verso istituti di credito. Ma non tutti i debiti sono trattati alla stessa maniera. Ci sono esclusioni specifiche, come crediti alimentari e sussidi di sostentamento, che non possono essere oggetto di riparto. Questo implica che c’è un’attenzione particolare alla preservazione di determinati diritti dei creditori, in particolare per quanto riguarda il sostentamento dei più vulnerabili.
Inoltre, è interessante notare che mentre le procedure aiutano a ridurre il peso del debito, gli strumenti indispensabili per l’esercizio della professione restano in parte protetti, limitatamente a una frazione del loro valore. Questo equilibrio è fondamentale per garantire che i professionisti possano continuare a esercitare la loro attività, nonostante le difficoltà finanziarie.
La questione dei debiti tributari e previdenziali
Infine, un tema di forte impatto riguarda i debiti tributari e previdenziali. Analizzando le procedure del concordato minore, è evidente che questi debiti possono essere soggetti a contestazione da parte dell’agenzia delle entrate o di altri enti previdenziali. Tuttavia, il CCII permette anche una certa salvaguardia per i professionisti, prevedendo che il giudice possa omologare il concordato anche in assenza di adesione da parte di questi enti, se sussistono condizioni specifiche.
In realtà, il giudice ha il compito di valutare se la proposta presentata dal professionista sia conveniente rispetto a un’opzione liquidatoria. Questo aspetto evidenzia l’importanza della valutazione economica nel processo, dove non si tratta solo di eliminare debiti ma di garantire anche una soluzione che permetta la continuità dell’attività professionale. Assicurare che un professionista non venga bloccato nella sua attività dalla pressione di debiti onerosi rappresenta un valore fondamentale del sistema concorsuale.
L’argomento della gestione dei debiti da parte dei professionisti è, quindi, di rilevante interesse, non solo per le norme che disciplinano tale realtà, ma anche per le implicazioni pratiche che derivano dalle stesse.