La valutazione dell’impatto ambientale sul progetto del Ponte sullo Stretto ha fatto registrare importanti sviluppi nelle ultime settimane.
Nonostante il parere favorevole della commissione Via, ci sono delle nuove integrazioni e studi richiesti che potrebbero allungare i tempi di realizzazione dell’ambizioso progetto. Una questione cruciale riguarda il rischio sismico, e si prevede che questo possa ritardare la partenza dei lavori, inizialmente programmati per il 2025. Nel seguente articolo approfondiremo i dettagli di queste novità , le reazioni dei vari attori coinvolti e le interrogazioni politiche che stanno emergendo.
Nuove richieste di approfondimento gallo al rischio sismico
La commissione Valutazione impatto ambientale, conosciuta con l’acronimo Via, ha incoraggiato il governo a proseguire con il progetto del Ponte sullo Stretto, ma ha anche imposto una serie di integrazioni che, sebbene non stoppino il progresso, possono renderlo molto più complicato. A differenza delle aspettative iniziali, l’inizio dei lavori, previsto per gennaio 2025, potrebbe subire dei rallentamenti. Non si tratta solo di formalità burocratiche, ma di requisiti tecnici importanti che riguardano la sicurezza dell’infrastruttura. I tecnici hanno evidenziato la necessità di valutare la resistenza del Ponte ai terremoti, affermando che dovrà sostenere sismi di magnitudo Richter fino a 7,1. Tuttavia, la valutazione di questo aspetto richiederà tempo per raccogliere tutti i dati necessari.
In particolare, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha tirato in ballo la mancanza di studi riguardanti le faglie attive e il rischio sismico nelle aree circostanti. Come se non bastasse, ci sono ulteriori richieste che riguardano le indagini geofisiche e paleosismologiche. Dunque, la commissione Via ha chiesto che si realizzino studi più approfonditi per valutare la situazione. Questo non significa che il Ponte non si farà , ma richiede dei tempi che nessuno aveva previsto.
Innalzando il livello della complessità , i funzionari hanno anche sottolineato che ci sono questioni non soddisfatte in merito al traffico stimato, l’approvvigionamento idrico del cantiere e l’altezza stessa del Ponte. Insomma, si tratta di un mix che richiede un grande sforzo per essere gestito e che di certo non favorisce un avvio veloce di questa tanto attesa opera.
Le dichiarazioni del sindaco di Messina
In attesa di ulteriori sviluppi, il sindaco di Messina, Federico Basile, ha già esternato le sue opinioni sull’esito della commissione Via. Secondo lui, quanto emerso non ha colto di sorpresa, dato che durante i mesi scorsi ci sono stati segnali che lasciavano presagire questa direzione. Basile attende con interesse il provvedimento ufficiale per verificare le 60 prescrizioni che la commissione ha indicato per il progetto. “Lo valuteremo attentamente,” ha dichiarato, “sapendo che ora il percorso passa al Comitato interministeriale per la Programmazione economica e lo Sviluppo sostenibile. Per quanto ci compete, dovremo assicurarci che il progetto sia in linea con le esigenze del nostro territorio.”
Il sindaco ha anche sottolineato l’importanza che Messina abbia un ruolo attivo in tutte le fasi del progetto. Si parla di come la città debba garantire un inserimento adeguato dell’opera nel contesto urbano e ambientale. Un aspetto fondamentale, secondo Basile, è il monitoraggio degli effetti che il ponte avrà sull’economia e sulla qualità della vita dei cittadini. “Devono esserci progetti compensativi che dovrebbero partire ancor prima della realizzazione del ponte,” ha affermato, con l’intento di tutelare il benessere della comunità locale.
Le interrogazioni del Movimento 5 Stelle
In questo clima di incertezze, il Movimento 5 Stelle non resta a guardare. Un gruppo di deputati, tra cui nomi noti come Sergio Costa e Ilaria Fontana, ha deciso di presentare un’interrogazione parlamentare per chiarire alcuni punti della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. La recente approvazione della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale ha sollevato interrogativi su come sia stata gestita la questione, avvertono gli esponenti del M5S.
Fin dal 13 novembre, la commissione ha espresso un parere favorevole, ma ciò è avvenuto accompagnato da un elenco di prescrizioni che non possono essere ignorate. I deputati hanno evidenziato preoccupazioni legate alla gestione rapida di un’enorme quantità di documentazione, oltre 10.400 documenti, e come alcuni commissari fossero stati nominati solo poco prima della decisione finale. Il timore è che la loro presenza possa aver influenzato il processo e ha gettato dubbio sull’imparzialità del parere formulato.
Tutto ciò solleva interrogativi più ampi riguardo alla trasparenza delle decisioni che riguardano un’opera di questa portata. “È preoccupante,” concludono, “che una decisione così importante venga presa senza un’adeguata valutazione e con possibili interferenze di tipo politico.” Le tensioni tra le varie parti sono palpabili mentre il futuro del Ponte sullo Stretto rimane avvolto da un alone di incertezza.