Le aziende del settore marittimo stanno innovate in modo sorprendente.
Le aziende del settore marittimo stanno innovando in modo sorprendente. Non solo con i loro scafi ma anche adottando tecnologie diverse per ridurre il loro impatto ambientale. La francese Michelin, nota per i suoi pneumatici, ha in cantiere qualcosa di molto originale: delle vele gonfiabili, pieghevoli e automatiche chiamate Wisamo. Queste vele promettono non solo di adattarsi a vari tipi di mercantili ma anche di contribuire a un notevole risparmio di carburante, fino al 20%. Tuttavia, resta da vedere se queste soluzioni riusciranno a imporsi nel mercato, necessitando prima di certificazioni riguardanti il loro funzionamento e sicurezza, oltre alla questione economica.
Le vele Wisamo non sono l’unica novità nel panorama della propulsione eolica. Queste strutture ingegnose possono trasformare il modo in cui le navi si muovono attraverso l’acqua. L’idea stessa di utilizzare il vento potrebbe sembrare datata, ma attualmente sta vivendo una nuova vita. La certificazione dell’efficacia di tali vele rappresenta una grande opportunità per il settore marittimo, dove l’accento è sempre più posto su pratiche sostenibili. Implementare delle vele potrebbe non solo ridurre i costi operativi, ma contribuire a un futuro molto più verde. Naturalmente, ci sono sfide da affrontare, ma le prospettive di utilizzo di questa tecnologia potrebbero aprire nuove strade per una navigazione più pulita.
Un’altra innovazione da tenere d’occhio sono i rotori, degli alti cilindri che utilizzano il vento per creare movimento aumentando l’efficienza energetica delle navi. Questa tecnologia era stata introdotta negli anni Venti da Anton Flettner ma solo recentemente è tornata alla ribalta grazie alla necessità di rendere il trasporto marittimo meno inquinante. Norsepower, un’azienda finlandese, sta sviluppando tali rotori, che possono far risparmiare tra il 5 e il 25% di carburante. È un dato incoraggiante per chi lavora nel settore, ma il costo è non indifferente: ogni cilindro arriva a costare ben 1 milione di euro. L’azienda comunque sottolinea come l’investimento potrebbe ripagarsi nel giro di tre-dieci anni, facendo riflettere sulle strategie da adottare per raggiungere la sostenibilità.
Un altro metodo per ridurre le emissioni è rallentare la velocità delle navi. Teoricamente, sarebbe un passo logico e semplice, eppure l’implementazione non è così immediata. Il trasporto marittimo è un settore progettato per garantire rapidità e puntualità, e qualsiasi ritardo può comportare pesantissime conseguenze sulla produzione industriale e sul mercato. Un rallentamento, benché potenzialmente efficace per abbattere i consumi, potrebbe infatti creare dei “colli di bottiglia” nelle catene di approvvigionamento, complicando tutto.
Per approcciare la questione in un modo realmente efficace bisognerebbe rivedere tutto l’assetto delle filiere. Attualmente, la logistica è dominata da un’efficienza cronometrica, dove ogni minuto conta. Rallentare le navi comporterebbe più giorni in mare, e di conseguenza, anche un aumento dei costi operativi, che potrebbero ricadere sui consumatori finali. La sfida della transizione ecologica nel trasporto marittimo si gioca dunque proprio qui: trovare un modo per rendere la sostenibilità non solo praticabile ma anche conveniente senza compromettere i già fragili equilibri economici del settore.