L’industria del pomodoro in Italia è attualmente al centro di un intenso dibattito.
A fronte delle accuse di concorrenza sleale nei confronti della Cina, le autorità e le aziende iniziano a mobilitarsi affinché si affronti la situazione in modo serio. Con Stati Uniti e Regno Unito già attivamente coinvolti, le ricadute di queste decisioni potrebbero influenzare significativamente il settore agroalimentare in Europa.
Ogni anno, l’Italia si distingue nel panorama mondiale per la lavorazione di ben 5,4 milioni di tonnellate di pomodoro. Questo risultato rappresenta oltre la metà della produzione totale in Europa, ponendo il nostro Paese come uno dei leader indiscussi nel settore. Tali numeri non passano inosservati, poiché il 12,2% della produzione globale vede la luce nel Bel Paese. Questo settore, fondamentale per l’agroalimentare italiano, sostiene un’economia che si aggira intorno ai 5,2 miliardi di euro all’anno. Di questo volume impressionante, circa il 60% delle passate di pomodoro viene esportato, mentre una parte significativa rimane all’interno dell’Unione europea, a sottolineare l’importanza dei mercati esteri per i produttori italiani.
La sfida della concorrenza cinese
Negli ultimi tempi, però, le aziende italiane si trovano a fronteggiare una crescente competizione da parte delle ditte cinesi. Solo negli ultimi due anni, la Cina ha visto il suo volume di produzione di passate di pomodoro raddoppiare, passando da 6 a 11 milioni di tonnellate. La maggior parte di questa produzione ha luogo nello Xinjiang, una regione che è stata al centro di numerose controversie legate ai diritti umani. Queste notizie preoccupano le aziende italiane, poiché l’uso di manodopera a basso costo e il rispetto insufficiente delle normative ambientali possono gravemente distorcere il libero mercato. La combinazione di prezzi più bassi e standard qualitativi inferiori sta creando una sfida sempre più difficile per i nostri produttori, che vedono messa a rischio la loro posizione sul mercato.
Misure e risposte internazionali
Recentemente, Stati Uniti e Regno Unito hanno preso provvedimenti significativi bloccando le importazioni di passate di pomodoro provenienti dallo Xinjiang, in risposta alle violazioni dei diritti umani segnalate dalle ong. Tuttavia, l’Unione europea si sta muovendo con cautela, diventando nel frattempo il destinatario del 13% delle esportazioni cinesi di questi prodotti. Francesco Mutti, amministratore delegato del noto marchio Mutti e vicepresidente di Anicav, ha affermato che è fondamentale bloccare le importazioni di passate dalla Cina o, in alternativa, introdurre una tassa del 60% per livellare i costi e garantire una competizione leale. Le aziende italiane sperano quindi che le autorità nazionali ed europee possano intervenire per risolvere questa situazione complessa, tutelando così l’integrità della loro industria.