Con l’adozione della nuova strategia dell’Unione europea per i prodotti tessili sostenibili e circolari, il settore della moda si prepara a una trasformazione epocale.
Le abitudini di acquisto dei consumatori sono destinate a cambiare radicalmente, mentre l’industria dell’abbigliamento si confronta con una crescente consapevolezza ambientale. In questo contesto, la moda concessa alla rapidità, colpita pesantemente dalle pratiche non sostenibili, viene messa in discussione e si aprono opportunità per un futuro più verde.
La fast fashion, termine che descrive questo fenomeno della moda rapida, è caratterizzata dalla produzione di abiti economici e facilmente reperibili, ma con una vita utile breve. Questa pratica ha sollevato non poche preoccupazioni per il suo impatto devastante sull’ambiente. Infatti, la moda rapida ha contribuito a un considerevole incremento nel volume dei rifiuti tessili. Senza mezzi termini, si stima che ogni anno, nell’Unione Europea, si gettino circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, il che equivale a circa 11 kg pro capite. È un dato allarmante, che rende evidente il peso che la nostra cultura del consumo sta esercitando sul pianeta.
Dal 2000 al 2015, la produzione mondiale di abbigliamento è quasi raddoppiata, aggravando la già preoccupante situazione. La tendenza della moda rapida continua a spingere i consumatori a comprare capi di bassa qualità a prezzi stracciati, in risposta alle ultime tendenze. Eppure, questo fenomeno non ha portato ai benefici economici sperati. Infatti, tra il 1996 e il 2018, la spesa media per abbigliamento è aumentata, nonostante le riduzioni di prezzo dei prodotti. Questo suggerisce che, contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare, il risparmio economico non è proporzionale al numero di capi acquistati.
La nuova strategia dell’unione europea
Per affrontare questa situazione complessa e insostenibile, la Commissione Europea ha presentato una nuova strategia. L’obiettivo primario è quello di sostenere un settore che impiega oltre 1,5 milioni di lavoratori e conta più di 160 mila imprese nell’UE, generando nel 2019 un fatturato di 162 miliardi di euro. Entro il 2030, i prodotti commercializzati nell’Unione Europea dovranno essere durevoli e riciclabili, composti da fibre riciclate e privi di sostanze dannose. Un cambiamento epocale, che richiederà un notevole ripensamento delle pratiche attuali.
I produttori saranno chiamati a rispondere delle loro creazioni lungo tutta la filiera, anche quando i prodotti giungeranno al termine della loro vita utile. Ciò significa che i responsabili della produzione dovranno trovare soluzioni per ridurre l’impatto ambientale dei propri capi e garantire che possano essere riutilizzati o riciclati, evitando così l’incedere di rifiuti nell’ambiente. Inoltre, la Commissione incoraggerà le imprese a limitare il numero di collezioni annuali e a promuovere servizi di raccolta e riparazione, eliminando progressivamente l’idea di un consumo usa e getta.
Un cambiamento culturale necessario
La transizione verso una moda più sostenibile non è solo un obiettivo legislativo, ma richiede un cambiamento culturale significativo. Durante questo percorso, le aziende saranno accolte da regole più severe su come operare nel mercato globale, specialmente in relazione alle catene di fornitura che non rispettano le normative dell’Unione Europea. L’Unione ha istituito una rete per monitorare la conformità delle pratiche aziendali e garantire la legalità nel rispetto delle leggi ambientali.
Le tappe fondamentali da seguire per il settore tessile europeo, tra il 2025 e il 2026, includono l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, già attivo in alcune nazioni, e la creazione di norme per fabbricare in maniera ecocompatibile. Ulteriori misure prevedono regole più rigide per l’esportazione di beni usati dall’UE e il divieto per i produttori di distruggere l’abbigliamento invenduto. Queste iniziative segneranno un passo importante verso la costruzione di un settore tessile che lavori in maniera più responsabile e attenta al pianeta, mantenendo viva la creatività e il design, ma sostenendo anche un approccio più etico e sostenibile alla moda.