La situazione economica dell’Italia si fa ogni giorno più delicata, con previsioni che generano preoccupazione.
Le stime economiche della Commissione Europea per la stagione autunnale, rivelate in un recente rapporto, evidenziano un futuro poco roseo per l’economia italiana, suggerendo che ci sono molte sfide da affrontare. Mentre gli indicatori economici continuano a scendere, il messaggio è chiaro: l’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è fondamentale per evitare ulteriori ritardi e frenate nella crescita.
Le notizie non sono confortanti per l’Italia. La Commissione europea ha rivisitato le proprie stime di crescita e, per il 2024, ci si aspetta un incremento del Prodotto Interno Lordo solo dello 0,7%. Questo dato rappresenta una considerevole flessione rispetto al previsto, che a maggio era fissato all’ 0,9%. Anche le stime per il 2025 non sono da meno, con la crescita ridotta da un 1,1% a un 1%. Nel 2026 le previsioni indicano un leggero miglioramento, attestandosi all’1,2%. Tuttavia, è importante non dimenticare alcuni fattori esterni che potrebbero influenzare queste cifre, come ad esempio il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Non si può trascurare il rischio che una nuova fase di protezionismo commerciale possa colpire duramente l’Italia, come sottolineato dal commissario Paolo Gentiloni. Secondo lui, sarebbe necessario collaborare con la prossima amministrazione statunitense per mantenere aperti i canali commerciali e garantire la sicurezza degli scambi internazionali. Questo tipo di situazioni potrebbe avere effetti a catena che danneggerebbero soprattutto Paesi come Italia e Germania, che vantano un surplus commerciale elevato nei confronti degli Usa.
Il debito pubblico e la questione del deficit
Un altro aspetto che preoccupa è il debito pubblico, che è previsto continuare a crescere nei prossimi anni. Secondo le proiezioni, si giungerà a un debito pari al 136,6% del PIL nel 2024, toccando poi i picchi di 138,2% nel 2025 e 139,3% nel 2026. Queste cifre sono leggermente migliori di quelle emerse this spring, quando le aspettative indicate erano per un aumento fino al 141,7% del 2025. Ma, sul fronte del deficit pubblico, si prevede invece una diminuzione. Nel 2023, la cifra relativa al disavanzo era del 7,2%, e ci si aspetta che scenda negli anni avvenire, fino a raggiungere il 3,8% nel 2024, il 3,4% nel 2025 e il 2,9% nel 2026. Secondo Bruxelles, questa discesa sarà attribuibile a una graduale eliminazione di alcuni crediti d’imposta nel settore dell’edilizia, e in particolare riferendosi alla controversa misura del superbonus. Secondo Gentiloni, questa misura, anche se inizialmente aderente a logiche comprensibili, ha finito per creare più problemi di quelli che ha risolto, uscendo di fatto dal controllo e condizionando negativamente la situazione economica complessiva.
Situazione inflationaria nell’eurozona e in Italia
Rispetto al contesto più ampio dell’Eurozona, le previsioni economiche stando un po’ meglio per il continente nel suo insieme. Infatti, la Commissione europea prevede una crescita del PIL dell’ 0,8% nel 2024, dell’ 1,3% nel 2025 e infine dell’ 1,6% nel 2026. Se si parla di inflazione, nell’Eurozona ci si attende una chiusura al 2,4% nel 2024, che dovrebbe calare ulteriormente al 2,1% nel 2025 e all’ 1,9% nel 2026. Ma in Italia, la situazione appare leggermente differente: si prevede un’inflazione dell’ 1,1% nel 2024, un aumento a 1,9% nel 2025 e infine una discesa di nuovo all’ 1,7% nel 2026.
Questo dato sembra essere meno grave rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, eppure la crescita dei salari e l’occupazione non rilasciano completamente il consumo familiare. Un costo della vita elevato rende difficile l’esistenza per molte famiglie, e l’incertezza causata da eventi globali di grande impatto porta le persone a essere più caute nelle loro spese. Problemi come questi sono il risultato dell’esposizione ripetuta a eventi imprevisti e l’innalzamento dei tassi di interesse scoraggia il consumo.
Ritardi e difficoltà nel Pnrr: un freno al rilancio
Infine, uno dei punti chiave espressi da Gentiloni riguarda i ritardi nell’implementazione del Pnrr. Se questi persistono, potrebbero frenare ulteriormente la già scarsa crescita del Vecchio Continente. Sottolineando, il commissario ha affermato che la soluzione per rivitalizzare l’economia e migliorare la competitività resta un programma d’investimenti e riforme di alta qualità e ambizione. La realizzazione di tali misure appare cruciale per aspirare a un futuro migliore, poiché senza un programma di rilancio sufficientemente aggressivo, non sarà facile uscire da questa fase di stagnazione.
In generale, le nuove stime economiche della Commissione europea pongono una serie di interrogativi e preoccupazioni sul possibile futuro economico dell’Italia, rischiando di amplificare l’insicurezza sia commerciale che sociale nel Paese, e ponendo una profonda riflessione sulla necessità di un cambiamento di rotta.