Sessant’anni di storia, innovazione e cambiamenti: la linea M1 della Metropolitana di Milano ha avuto un impatto significativo sulla vita cittadina.
Inaugurata il 1° novembre 1964, questa tratta ha trasformato il modo di muoversi nella grande metropoli italiana, abbattendo distanze e collegando quartieri vitali. Con una lunghezza attuale di 27 chilometri e 38 stazioni, rappresenta il cuore pulsante dei trasporti milanesi, utilizzata quotidianamente da circa 500mila pendolari e abitanti della città.
I primi progetti per la linea M1 risalgono addirittura al 1912, quando si immaginava un collegamento tra Milano e Monza. Tuttavia, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale interruppero qualsiasi iniziativa. Fu solo nel 1952 che il Comune di Milano riprese l’idea, dando vita alla Metropolitana Milanese, una società creata appositamente per seguire i lavori della nuova metro. La realizzazione della M1 comportò un costo di 44 miliardi e 175 milioni di lire dell’epoca, una cifra che oggi corrisponderebbe a circa 30 milioni di euro.
Il progetto stravolse il modo di vedere la città: dalle gallerie ai materiali impiegati, ogni aspetto della M1 fu concepito con attenzione al dettaglio. 24 miliardi furono spesi per la costruzione delle gallerie, mentre altri 5 miliardi vennero investiti in finiture e impianti. Diversi milioni vennero destinati agli impianti ferroviari e ai componenti elettronici che nel complesso resero l’intera linea un vero e proprio capolavoro ingegneristico. Ma ciò che colpiva di più era come tutte queste spese fossero state totalmente a carico del Comune, senza alcun contributo statale, un fatto che non passò inosservato sulle pagine dei giornali locali.
Il 1° novembre 1964 alle 10:41, il viaggio inaugurale partì dal capolinea di Lotto e giunse fino a Sesto Marelli, delineando un simbolo di speranza e modernità. Tra i passeggeri illustri si trovava il sindaco Pietro Bucalossi e il cardinale Giovanni Colombo. Ma non fu la prima volta che la metro venne testata: un altro “viaggio” si era già svolto il 12 aprile dello stesso anno, in occasione della Fiera campionaria, dove il presidente della Repubblica, Antonio Segni, era stato presente. I mesi successivi furono dedicati a collaudi e verifiche per garantire la sicurezza e l’efficienza del servizio prima di aprire ufficialmente al pubblico.
I giornali riportarono con grande entusiasmo le novità, rendendo omaggio a questo progetto innovativo. Il noto scrittore e giornalista Dino Buzzati scrisse un articolo sul Corriere della Sera, descrivendo le emozioni di un milanese che si sentiva umiliato per il ritardo della sua città nel realizzare una metro contro le altre città europee. Ma, come raccontava Buzzati, il suo disappunto svanisce quando scoprì la meraviglia della nuova metropolitana che, con le sue porte automatiche e avanzate soluzioni tecnologiche, sembrava parlare da sé, accogliendo i viaggiatori con un senso di familiarità.
Il design della M1 è diventato un punto di riferimento nel panorama milanese, con ogni stazione che riflette un’estetica innovativa ed accattivante. La metropolitana era dotata di tornelli progettati dai designer Franco Albini e Franca Helg, famosa per il corrimano rosso e ricurvo che oggi riconosciamo come un simbolo della linea. Questo corrimano non era solo un elemento di sicurezza, ma anche un modo per accompagnare i passeggeri lungo il percorso, creando una continuità nelle stazioni, dalle scale fino ai treni.
In quel periodo, il design della metropolitana fu celebrato con il Compasso d’oro, uno dei più prestigiosi premi in Italia. La metro non era soltanto un vettore di trasporti, ma un’esperienza estetica e sensoriale che collegava vari aspetti della vita milanese. Oltre alle innovazioni tecniche, si pensa anche a come il sistema di trasporti renda l’accesso ai luoghi di cultura e commercio molto più fluido e alla portata di tutti.
La M1, quindi, non è solo un servizio di mobilità, è diventata uno strumento fondamentale che ha contribuito a plasmare la città moderna, permettendo ai milanesi di spostarsi facilmente tra lavoro, svago e cultura.
Al momento dell’inaugurazione, i biglietti della metropolitana erano suddivisi in tre tipologie diverse. Il biglietto ordinario, di un colore bianco paglierino, permetteva una corsa singola e costava 100 lire; quello preferenziale, che consentiva due corse al giorno, era verde ed era parte di un carnet da sei biglietti, costing 720 lire. Infine, c’era il biglietto rosso per quattro corse quotidiane, appartenente a un carnet da 12 e venduto a 1.400 lire.
La nuova metropolitana suscitò grande curiosità: per molti milanesi, era un’esperienza del tutto nuova, così i giornali iniziarono a dare informazioni dettagliate sul funzionamento, dalle obliteratrici ai vagoni, specificando che non c’erano porte dedicate per l’ingresso e l’uscita. Anche cose banali come la possibilità di portare strumenti musicali, sci, o carrozzine, vennero esplorati nel dettaglio, come se si trattasse di una novità assoluta e non di un semplice tragitto sotterraneo.
Queste piccole curiosità, che oggi ci possono sembrare scontate, sono una testimonianza delle grandi modifiche presentate da questo servizio che rivelarono il volto contemporaneo della mobilità milanese.