Ultimamente, in molte città italiane si è assistito a una serie di manifestazioni che hanno messo in luce un malessere crescente legato al fenomeno noto come overtourism.
Questo termine indica il sovraffollamento turistico, un problema che non colpisce solo le metropoli europee ma anche i centri storici delle nostre città, creando tensioni tra residenti e visitatori. Il focus principale di queste proteste è l’aumento degli affitti brevi, che sta progressivamente cambiando il volto delle comunità urbane, rendendo più difficile per i cittadini trovare case a lungo termine a prezzi sostenibili. I residenti si sentono sempre più alienati dalle loro stesse città, esasperati dai continui flussi di turisti.
Recentemente, Firenze è diventata il palcoscenico di una protesta audace e creativa. Attivisti hanno rivestito le keybox, ovvero le cassette per le chiavi usate dai proprietari di appartamenti turistici, con centinaia di adesivi rossi a forma di X. Queste cassette, che permettono l’accesso agli alloggi anche in assenza dei proprietari, sono viste come simboli di un turismo predatorio che invade gli spazi privati. L’azione ha suscitato un’interessante attenzione mediatica e ha spinto la sindaca, Sara Funaro, a prendere una decisione significativa: dal 2025, le keybox non potranno più essere installate nella zona di Firenze tutelata dall’UNESCO. La notizia ha sollevato dibattiti animati sulla questione del turismo nella città, nonché sulla necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze economiche e quelle abitative dei residenti. L’area in questione include un nucleo storico che è anche un patrimonio dell’umanità, quindi la decisione non è di poco conto. La speranza è che questo provvedimento possa davvero contribuire a riportare un po’ d’aria fresca nelle vie storiche, sempre più soffocate dai visitatori.
Roma e il movimento contro il turismo mordi e fuggi
Anche a Roma, le manifestazioni contro il sovraffollamento turistico di recente hanno fatto notizia. A fine ottobre, vari attivisti si sono mossi per rimuovere le keybox in diversi punti strategici del centro storico. Ma non si sono limitati a un’operazione di rimozione silenziosa: i manifestanti hanno lasciato cappelli da Robin Hood come simbolo della loro azione, accompagnati da cartelli esplicativi. La frase «Ci ribelliamo: rimuoviamo questi lucchetti per denunciare la svendita della città al turismo mordi e fuggi» racchiude bene il sentimento di frustrazione e indignazione. Questa modalità di protesta ha attirato l’attenzione e ha fatto riflettere i passanti, stimolando una discussione più ampia sugli effetti collaterali del turismo di massa. L’impatto di queste azioni, anche se simbolico, ha il potere di generare consapevolezza e di spingere l’opinione pubblica a chiedere soluzioni sostenibili. I cittadini romani sembrano dire basta a una situazione che ignora le esigenze di chi abita nelle loro città.
Altre città italiane sotto pressione: Bologna e Milano
La questione dell’overtourism non si limita solo ai centri storici di Firenze e Roma. Anche altre città come Bologna e Milano sono state teatro di azioni simili. In particolare, a Milano, diversi comitati di cittadini hanno organizzato manifestazioni, distribuendo adesivi con la scritta «Meno affitti brevi, più case per tutti».
L’invito a coprire le keybox è diventato un simbolo della lotta per la dignità abitativa in una città che sempre più sembra cedere il passo al turismo sfrenato. Queste iniziative rappresentano un tentativo collettivo di richiamare l’attenzione sulle problematiche relative al mercato immobiliare e all’inequità sociale generata dalla proliferazione degli affitti brevi. Gli attivisti non si fermano a Milano, perché anche Bologna ha visto azioni di sabotaggio contro gli alloggi turistici, un segnale chiaro che la frustrazione è diffusa e l’azione collettiva è diventata necessaria. Queste città italiane stanno sperimentando una nuova forma di attivismo urbano volto a difendere l’integrità delle comunità locali.
Napoli: flash mob contro il turismo eccessivo
Settembre ha visto Napoli illuminarsi di creatività e protesta con un flash mob organizzato contro la proliferazione di case trasformate in bed & breakfast. I manifestanti hanno coperto le serrande di alcune edicole chiuse con grandi cartelloni che imitavano la prima pagina del giornale Libero, denunciando l’oltraggio all’identità culturale e sociale della città. Questo gesto collettivo è un chiaro segnale di come la popolazione non intenda più subire passivamente le conseguenze negative del turismo di massa. La dinamica di queste proteste mette in evidenza l’importanza che gli abitanti attribuiscono alla loro città e alla loro qualità di vita. Gli attivisti non stanno solo cercando di attirare l’attenzione sulle difficoltà logistiche e abitative, ma stanno anche cercando di preservare il carattere autentico di Napoli, una città vibrante e ricca di storia. Pertanto, le azioni in corso rappresentano un moto di ribellione necessaria, una richiesta di cambiamento per una gestione più sostenibile del turismo che consideri i bisogni di chi vive quotidianamente in queste affascinanti metropoli.