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Indagine: livelli di mercurio nel tonno in scatola

Il tema della sicurezza alimentare è sempre più centrale, soprattutto quando si parla di sostanze potenzialmente tossiche come il metilmercurio, una sostanza pericolosa che può influire negativamente sulla salute, in particolare nei feti e nei bambini.

Recenti studi hanno evidenziato i rischi collegati al consumo di pesce, soprattutto del tonno, noto per la sua elevata presenza di mercurio. Con una attenta analisi delle normative e delle raccomandazioni degli esperti, è fondamentale comprendere quali siano le implicazioni di una dieta che include questo tipo di pesce e a chi prestare particolare attenzione.

I rischi del metilmercurio per la salute dei più vulnerabili

Il metilmercurio è un composto che rappresenta una minaccia seria per le categorie più sensibili della popolazione. Infatti, la sua capacità di attraversare facilmente la placenta significa che le donne in gravidanza, i feti e i bambini più piccoli possono subire effetti devastanti sul loro sistema nervoso in fase di sviluppo. Non stupisce quindi che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare abbia stabilito un limite di assunzione settimanale di 1,3 microgrammi per chilo di peso corporeo, una soglia che negli Stati Uniti è ancor più bassa, fissata a 0,7 microgrammi. Tuttavia, secondo alcune organizzazioni non governative , anche il consumo di due scatolette di tonno a settimana, con livelli attualmente osservati di mercurio, potrebbe far superare queste raccomandazioni di sicurezza. Facendo così scaturire inevitabili interrogativi sui rischi reali associati al consumo di pesce.

La posizione dell’Efsa: pesce sì, ma con moderazione

Malgrado i timori legati al metilmercurio, l’Efsa adotta un approccio bilanciato. Secondo le analisi condotte, un consumo di pesce compreso tra le 2 e le 4 porzioni settimanali apporta benefici sostanziali per la salute, contrapposti ai rischi associati all’esposizione al mercurio. A tutti è ben noto che il tonno rappresenta un’importante fonte di proteine, acidi grassi omega-3, e vitamina D. La chiave, si fa notare, consiste nella moderazione e nel saper riconoscere quali siano le categorie più a rischio. Gli adulti in buona salute possono continuare a consumare tonno, purché seguano le indicazioni sul numero di porzioni da non superare. Al contrario, donne in attesa, bambini di età inferiore ai dodici anni e anziani dovrebbero limitare il loro consumo e optare per pesci di dimensioni più contenute, come sarde e sgombri, che tendono ad accumulare meno mercurio nel loro organismo.

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Le richieste delle ong e le iniziative di sicurezza alimentare

L’importanza di una salvaguardia della salute alimentare ha spinto diverse organizzazioni a richiedere un inasprimento delle norme di sicurezza. Tra le loro proposte, c’è una richiesta di abbassare il limite legale di mercurio nel tonno da 1 mg/kg a 0,3 mg/kg e di vietare la presenza di prodotti a base di tonno in mense scolastiche, asili nido, case di riposo e ospedali. In attesa di reazioni normative, sono diversi i suggerimenti che esperti offrono al pubblico. Per esempio, una dieta proteica diversificata è ideale: questo comporta privilegiare pesci di piccola taglia, mentre il consumo di tonno dovrebbe essere limitato a 2-3 porzioni settimanali per gli adulti, con ulteriori restrizioni per bambini e donne in gravidanza. Inoltre, un altro consiglio utile è di controllare sempre la provenienza del pesce e orientarsi verso marchi che solitamente eseguono test regolari sui livelli di mercurio, così da garantirsi un alimento più sicuro e sano per il proprio consumo quotidiano.

Published by
Rosalia Gigliano