La Soprintendenza di Milano ha preso una decisione che ha sollevato molte questioni e curiosità.
Il famoso dipinto “Quarto Stato”, realizzato da Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901, non potrà lasciare la Galleria d’Arte Moderna per accompagnare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Cina. L’opera, di grande significato e valore, avrebbe dovuto essere esposta nella Grande Sala del Popolo a Pechino, ma vari fattori hanno portato a questo divieto.
Il “Quarto Stato” è molto più di un semplice dipinto; rappresenta un’icona delle lotte sociali, un manifesto visivo delle aspirazioni e delle difficoltà dei lavoratori. Nell’opera, un gruppo di braccianti avanza insieme, simbolizzando un’unità e una determinazione inarrestabile. Creato all’inizio del Novecento, il dipinto inizialmente non ricevette l’attenzione che meritava, tanto che molti galleristi lo ignorarono. Con il passare del tempo, tuttavia, la sua immagine iniziò a diffondersi sui giornali socialisti come l’Avanti!, che ne contribuirono alla fama.
L’importanza di questo quadro è stata riconosciuta ufficialmente nel 1920, quando fu acquistato dal comune di Milano grazie a una raccolta fondi pubblica. Da quel momento, ha trovato casa presso diversi istituti, rappresentando sempre di più un simbolo di rivendicazione sociale per la classe operaia. La sua esposizione a Palazzo Marino dal 1943 gli ha conferito un prestigio che permane fino ai giorni nostri, ed è oggi considerato una delle opere più celebri del Novecento. È curioso notare come, con il passare degli anni, esso sia diventato un punto di riferimento per le rivendicazioni proletarie, segnando, in un certo senso, la storia del nostro paese.
Il lungo viaggio che non sarà: motivi del divieto
La Soprintendenza di Milano, dopo articolate discussioni con il ministero degli Esteri e il comune, ha deciso di vietare il trasferimento del “Quarto Stato” per diversi motivi. Durante le trattative, che si sono protratte per diverse settimane, era emerso il bisogno di preservare le condizioni di integrità del dipinto. Sebbene ci fosse l’intenzione di esporlo a Pechino di fronte ai leader politici, la fragilità dell’opera ha avuto la meglio su qualsiasi considerazione di prestigio diplomatico.
Infatti, il trasporto avrebbe comportato non solo un volo aereo fino a Shanghai, ma anche un lungo viaggio via camion di ben 1.500 chilometri fino alla capitale cinese. La Soprintendenza ha evidenziato come le precarie condizioni di conservazione necessarie per l’opera non sarebbero state garantite durante questi spostamenti. D’altronde, la storia recente del “Quarto Stato” ha mostrato come spostamenti frequenti, data la delicatezza dell’opera, possano risultare dannosi. Pertanto, la decisione di non esportarla è stata motivata dalla necessità di proteggere un patrimonio artistico di valore inestimabile.
Un evento di importanza globale: l’incontro tra i presidenti
L’intenzione originale era di organizzare un incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente Mattarella proprio di fronte al “Quarto Stato”, simbolo di un legame culturale tra Italia e Cina. Questo evento avrebbe avuto una significativa eco mediatica a livello globale, potenziando l’importanza del patrimonio artistico italiano nel contesto internazionale. Tuttavia, l’aspetto logistico e i costi del trasporto, che avrebbero superato i 100mila euro, sono risultati non sostenibili, anche se inizialmente il ministero degli Esteri e l’Istituto italiano di cultura a Pechino avevano garantito la copertura dei costi.
Il divieto del trasferimento di questa icona artistica ha sollevato interrogativi e riflessioni sul valore e la fragilità della cultura contemporanea. Spesso ci si trova a dover bilanciare la necessità di mostrare e condividere il patrimonio artistico con il bisogno di preservarlo in condizioni adeguate. Questo caso specifico, che ha coinvolto un’opera di grande rilevanza storica e culturale, ha messo in evidenza le complessità legate al trasporto di opere d’arte e alla loro conservazione, un tema di crescente importanza per le istituzioni culturali di tutto il mondo.