I Patti Lateranensi, firmati l’11 febbraio 1929, rappresentano un punto cruciale nei rapporti tra la Santa Sede e lo Stato Italiano, risolvendo definitivamente la Questione romana.
Questi accordi hanno dato vita alla Città del Vaticano e regolato la posizione della Chiesa in Italia. Essa, a quel tempo, si trovava in una situazione delicata dopo l’occupazione di Roma nel 1870, e gli eventi seguenti hanno portato a complesse interazioni tra le istituzioni religiose e politiche. Scopriamo insieme i dettagli e le implicazioni di questa storica intesa.
La sottoscrizione degli accordi che sarebbero stati conosciuti come i Patti Lateranensi segnò la conclusione di un dissidio che durava da decenni. I problemi iniziarono nel 1861, quando fu proclamato il Regno d’Italia, e nel 1870 la città di Roma fu occupata. Con questa conquista, il potere temporale dei Papi venne sconvolto: per la Chiesa, la perdita della sovranità su Roma e su altri territori significò anche perdita di influenza. Lo Stato, in cerca di stabilità, emanò la legge delle “guarentigie”, tentativo di riconoscerne l’autonomia spirituale, ma ciò non soddisfò il Pontefice Pio IX. Egli infatti, resosi conto della gravità della situazione, non solo non riconobbe il nuovo regime, ma si dichiarò in prigione a Vaticano. Era il segnale di come la tensione tra lo Stato e la Chiesa stesse per inasprirsi ulteriormente e portò alla cosiddetta Questione romana.
Il tempo passava e si tentò pian piano d’approcciare una distensione: nel primo Novecento, si osserva un cambiamento significativo. Con l’elezione di Pio X, vi fu una apertura per la presenza di rappresentanti cattolici nel Parlamento italiano. Così, nel 1919 il Partito popolare italiano, orientato verso i cattolici, vide la luce sotto la guida di Luigi Sturzo. É evidente quindi come, accanto alle divisioni, si iniziasse a lavorare verso una riconciliazione. Ma il fascismo che emerse nel 1922 portò una nuova dinamica in campo, segnando un passaggio fondamentale per la risoluzione della Questione. Mussolini, pur avendo le proprie opinioni sul clero, comprese l’importanza di avere il supporto della Chiesa per stabilizzare il suo regime.
Relazioni tra fascismo e chiesa: un’alleanza pragmatica
Il regime fascista, entrato in carica nel 1922, si trovò a gestire un combinato disposto di tensione e opportunità rispetto alla Chiesa cattolica. Nonostante Mussolini avesse una fama di anticlericale, cosciente era dell’influenza diffusa della Chiesa sulla società italiana e mirava a garantirsi il suo supporto. Non a caso, la Risoluzione della Questione romana sarebbe stata una vittoria di immenso valore sia politico che propagandistico. Dall’altra parte, il Papa Pio XI dimostrò, durante gli anni venti, una certa apertura verso il fascismo, sebbene le sue tensioni con Mussolini sarebbero emerse in seguito, specie negli anni trenta.
Nei primi anni del fascismo, il governo cercò di costruire dei ponti con le istituzioni ecclesiastiche, anche se la violenza che colpì il Partito popolare e dei sacerdoti comprometteva questa intesa. Le trattative per la firma degli accordi decisivi cominciarono a metà degli anni venti, ruotando, a quel tempo, attorno alle esigenze reciproche sia della Chiesa che dello Stato. Un aspetto centrale era la questione della religione e il suo statuto all’interno del nuovo regime: non potevano esserci patti senza che fosse regolato anche il ruolo della religione cattolica in Italia, il che aggiunse ulteriore complessità alle trattative. Sullo sfondo, la storica data dell’11 febbraio 1929 si avvicinava e in quel giorno Mussolini e il cardinale Gasparri siglarono i Patti nel Palazzo di San Giovanni in Laterano, un atto che trasformò il panorama politico-religioso del paese.
Contenuto e significato dei patti lateranensi
I Patti stessi sono composti da tre documenti distinti, ed è per questo che si parla al plurale di “Patti” e non di “Patto”. Il primo, un trattato, stabilisce la concessione da parte del governo italiano di una porzione di Roma per la nascita della Città del Vaticano, riconoscendo anche l’esenzione del nuovo Stato da tasse e dazi sull’import-export. Questo fu un passo epocale in quanto segnava un riconoscimento ufficiale della Chiesa non solo come autorità spirituale, ma ora anche come entità politica con un proprio territorio sovrano.
In seguito, la convenzione finanziaria allegata al trattato stabilì che il Stato italiano dovesse versare una consistente somma al Vaticano come risarcimento per la confisca dei beni ecclesiastici attuata dopo l’Unità d’Italia. Ciò mirava a restaurare una certa equità nei rapporti tra le due realtà. Ultimo ma non meno rilevante, il concordato regolava la posizione della Chiesa e del cattolicesimo all’interno dello Stato. Tra le sue più significative disposizioni, esso riconosceva il cattolicesimo come religione di Stato, garantendo privilegi fiscali e rinforzando la presenza della religione nelle scuole pubbliche.
Dopo decenni di tensioni, le firme sui Patti Lateranensi segnarono un momento di grande cambiamento, non solo per la Chiesa, ma anche per l’intero assetto politico italiano. L’apertura del dialogo ha portato ad un periodo in cui le istanze religiose e le necessità politiche hanno trovato una nuova sintonia. Questo legame, complesso e talvolta criticato, ha continuato a influenzare le dinamiche tra Chiesa e Stato nel corso del XX secolo e oltre.
L’evoluzione dei patti: dalla costituzione al novo concordato
Con le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale e le riforme postbelliche, la Costituzione della Repubblica Italiana riconosce esplicitamente i Patti Lateranensi, sancendo un chiaro legame tra Chiesa e Stato. Ma, il 1984 si presenta come un altro anno cruciale: un nuovo concordato, quello di Villa Madama, fu firmato dal presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli. Nonostante le analogie con i Patti originali, l’accordo del ‘84 portò modifiche sostanziali, la più significativa delle quali fu l’introduzione della cessione dell’8×1000 dell’Irpef alla Chiesa. Ciò eliminava i precedenti benefici fiscali.
Il riconoscimento della laicità dello Stato italiano veniva così confermato, un passaggio che ha ricalibrato le interazioni tra fede e politica nella nazione. Tuttavia, nonostante queste aperture, il trattato originale rimane in vigore e alcune forze politiche sollevano interrogativi sui vantaggi finanziari che continuano ad essere riservati alla Chiesa. Critiche e richieste di revisione o abolizione del concordato si fanno sentire nel dibattito pubblico italiano, poiché il tema della laicità e dei legami tra Stato e religione continua a suscitare confronti accesi nella società contemporanea.
Gli sviluppi storici dei Patti Lateranensi mostrano come questo accordo, nato da una necessità politica, abbia plasmato le relazioni tra spiritualità e governance per decenni, e continua ad influenzare l’assetto della società italiana moderna.