Cosa si nasconde dietro l’inchiesta della procura di Milano sul furto di dati

Sabato scorso, la procura di Milano ha rivelato dettagli sconcertanti riguardante un’inchiesta che ha scoperchiato un sistema complesso di accesso illegale alle banche dati pubbliche.

Questo sistema, orchestrato da un gruppo di persone e aziende, avrebbe permesso la raccolta di informazioni riservate su figure di rilievo nel mondo dell’imprenditoria, della finanza e della politica, per finire con la vendita dei dati attraverso pratiche di spionaggio industriale e personale. Quattro individui sono stati posti agli arresti domiciliari, ma le ripercussioni di questo scandalo si fanno già sentire nei settori coinvolti.

L’inchiesta, coordinata dalla procura di Milano insieme alla Direzione distrettuale antimafia, ruota attorno a diverse società che avrebbero tratto profitto dalla vendita di rapporti dettagliati su individui osservati. Questi rapporti sono stati stilati tramite accessi non autorizzati a banche dati statali cruciali, come registri sui precedenti penali, dichiarazioni fiscali e dati sanitari e previdenziali. Inoltre, si sarebbero ottenuti dati da tabulati telefonici e localizzazioni di smartphone, creando così una caccia alle informazioni che mina la sicurezza di ognuno e le fondamenta della privacy. La procura ha parlato di “vere e proprie banche dati parallele vietate“, destando preoccupazione anche per il coinvolgimento di figure di spicco, tanto tra i bersagli quanto tra i richiedenti e i compratori delle informazioni.

L’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici rappresenta l’ipotesi di reato principale, mentre le organizzazioni indagate sarebbero almeno sei. I nomi delle aziende coinvolte, come Mercury Advisor, Develop and Go e Equalize, stanno cominciando ad emergere insieme a quelli delle oltre 60 persone investigate. Questo scenario allarmante evidenzia come la protezione dei dati e delle informazioni sensibili possa essere più fragile di quanto si creda.

Chi sono i protagonisti dell’inchiesta?

Nel centro di questa intricata vicenda si trova la Equalize, la società di investigazione con sede a Milano che secondo la procura avrebbe avuto un ruolo di coordinamento primario. Dato il suo legame con notorietà e influenze nel settore, il fatto che il 95% della società sia posseduto da Enrico Pazzali – presidente della Fondazione Fiera Milano – accresce il livello di attenzione sull’azienda stessa. Al 5% è invece Carmine Gallo, ex agente di polizia noto per la sua partecipazione in indagini di alto profilo. Entrambi i nomi vengono citati frequentemente nei documenti dell’inchiesta, evidenziando un intreccio tra interessi privati e pubblici.

Gallo, attualmente agli arresti domiciliari, avrebbe avuto un abile ruolo nel garantire accesso alle banche dati statali, coinvolgendo membri delle forze dell’ordine attualmente in servizio. Questi avrebbero facilitato la raccolta di informazioni preziose e riservate da sistemi, che vanno dall’archivio dell’INPS alla banca dati dell’Agenzia delle Entrate. Grazie a un apparato così ben organizzato, le varie entità coinvolte avrebbero potuto aggirare i normali protocolli di sicurezza, operando sotto la copertura di legittimità.

Tecnologie e metodi di accesso alle informazioni

Un aspetto davvero inquietante riguarda i metodi con cui Equalize avrebbe ottenuto questi dati. Tra le tecnologie utilizzate, si menziona un sistema definito “Beyond”, che permetteva un accesso diretto alle banche dati dello Stato, bypassando del tutto la necessità di fonti interne compiacenti. L’idea di un database parallelo, dove le informazioni sensibili sono aggregate senza alcun rispetto delle norme sulla privacy è sconvolgente. In aggiunta, l’uso di tecnologie come i Remote Access Trojan , usati per infiltrarsi nei computer e smartphone delle vittime, mette in luce la pericolosità del sistema. Non solo, ci sarebbe stato anche un colloquio intrigante, dove uno degli indagati ha accennato a intercettare una email del presidente della Repubblica.

Dalle trascrizioni delle intercettazioni emerge una rete intricata di contatti e alleanze, collegamenti con vari attori che sembrano minare la credibilità delle istituzioni stesse. Con imprese di investigazione che collaborano con figure di spicco, viene alla luce una strategia opaca che ha approfittato dell’accesso ai dati per creare vantaggi di natura economica e influenzare dinamiche politiche.

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Le richieste e gli scopi dietro ai dati

L’inchiesta si fa ancora più sconcertante quando vengono esaminati gli scopi dietro le informazioni raccolte. Pazzali, per esempio, pare avesse richieste molto mirate durante la campagna elettorale di Letizia Moratti, vera e propria manovra di spionaggio politico per favorire un candidato avversario. Inoltre, nel dialogo con Gallo sono emerse conversazioni sul monitoraggio di figure politiche importanti, come il presidente del Senato Ignazio La Russa e sul suo figlio, rivelando un’interessante geopolitica fatta di informazioni riservate. Insomma, si sta parlando di una rete di interessi che va ben oltre il profitto personale, spingendo verso un’eventuale manipolazione dell’informazione a favore di determinati schieramenti.

Sarebbero stati spiati anche personaggi noti fuori dal mondo politico, con una lista che include prestatori di servizi, banchieri, ma anche giornalisti e artisti del mondo dello spettacolo. È evidente come il confine tra monitoraggio lecito e violazione della privacy sia stato abbondantemente oltrepassato. Dati sensibili riguardantesi candidati, manager e imprenditori sembrano essere diventati merce di scambio, sottolineando una vera e propria crisi di etica nel trattamento delle informazioni.

Una rete di clienti e complici

Ancora più preoccupante è la faccenda relativa ai clienti della Equalize. Tra gli indagati figurano manager di grandi aziende come Barilla ed Erg, che avrebbero richiesto informazioni su dipendenti chiave mediante accesso illimitato ai loro dati, chat e comunicazioni personali. In una delle incredibili rivelazioni, si apprende che Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, ha investito tempo e risorse per accedere al telefono di una donna con la quale stava avendo una relazione, circa nel 2023. Così facendo, ha dimostrato fino a che punto possa spingersi la curiosità umana.

Queste dinamiche parlano non solo di una semplice violazione della privacy, ma anche dell’esistenza di un mercato clandestino dove informazioni personali e sensibili vengono scambiate come merce. Le rivelazioni su nuovi nomi che emergono dai vari contesti di indagine tengono alta l’attenzione sul mondo industriale. L’idea che figure di spicco possano ricorrere a metodi illeciti per soddisfare voglie o necessità personali è inquietante.

Seppure in giuridico, c’è da sottolineare come per il momento non si siano trovate connessioni dirette tra questo caso e l’ormai noto “dossieraggio” della procura di Perugia, ma l’allerta rimane alta. La questione dell’accesso abusivo ai dati è un tema caldo e attualissimo, che solleva interrogativi sul confine tra legittimità e illegalità, trasparenza e occulte manovre di potere.

Published by
Rosalia Gigliano