La Conferenza sul Clima di Cop29 a Baku, in Azerbaijan, è più di un semplice incontro per discutere del futuro del nostro pianeta.
Si sta infatti parlando di finanza climatica e di come le nazioni possono affrontare insieme la crisi climatica in corso. L’attenzione si è recentemente spostata su un documento ufficiale emerso dalle negoziazioni che delinea nuovi obiettivi per la finanza climatica. La situazione è complessa e ricca di dettagli, e giovedì 13 novembre è stata una giornata cruciale per comprendere le posizioni di ciascun paese.
Finanza climatica: il nuovo obiettivo comune
Un documento di ben trentaquattro pagine è stato divulgato, e al suo interno viene discusso un nuovo obiettivo comune di finanza climatica. Questo, definito come il Nuovo Obiettivo Comune di Finanza Climatica , rappresenta un punto chiave di quest’edizione della Cop. Tuttavia, la road map verso questo risultato appare tutto fuorché semplice. Nonostante i due giorni di discussioni che si sono concentrati sui mercati del carbonio, il tema principale è tornato alla ribalta. Ma c’è anche un evento inatteso che ha movimentato la capitale azera: l’arrivo del noto calciatore Ronaldinho, le cui gesta sportive sembrano aver rubato un po’ l’attenzione agli affari della conferenza. Questo dimostra come anche nel contesto internazionale ci siano sempre elementi di sorpresa e di intrattenimento.
I contenuti della bozza: cifre in gioco
Osservando la bozza, una delle prime cose che colpiscono sono le numerose parentesi quadre presenti nel testo, ben 186, e le varie opzioni ancora sul tavolo. Una struttura chiara è assente, il che rende il documento piuttosto difficile da interpretare. Tuttavia, è proprio scandagliando questi numeri che possiamo ottenere un’idea più chiara delle necessità finanziarie legate ai cambiamenti climatici. All’articolo 4, infatti, si stima quale sarà il fabbisogno economico necessario per affrontare le sfide climatiche. Le previsioni oscillano tra i 5 e i 6,8 miliardi di dollari entro il 2030, con un impegno annuale che si aggira tra i 455 e i 584 miliardi. Eppure, analizzando ulteriormente, la seconda e terza opzione sembrano basarsi su stime simili, ma la terza approfondisce meglio l’aspetto dell’adattamento, assegnando anche un range di 215-387 milioni di dollari all’anno fino alla fine del decennio.
Disparità nelle necessità: un gap da colmare
Un aspetto fondamentale del documento è messo in evidenza nell’articolo 14, dove viene riconosciuto un divario crescente tra le esigenze dei paesi in via di sviluppo e il supporto che stanno ricevendo. Questa situazione è descritta con l’uso di termini tecnici “provided and mobilised”, che nel linguaggio informale suonano semplicemente come stanziati. Qui emerge anche un concetto importante: la necessità di una visione integrata e olistica delle azioni da intraprendere. L’idea che azioni per la mitigazione, l’adattamento e la riduzione del rischio debbano essere coordinate, suggerisce un approccio più efficace da adottare. Questo è quanto mai attuale in un contesto in cui ogni decisione conta e il tempo stringe.
Le informazioni e le decisioni derivate da questa conferenza sono vitali, non solo per quanto riguarda i finanziamenti, ma anche per l’ideazione di politiche davvero in grado di fronteggiare una crisi climatica che, se non contrastata, avrà effetti devastanti. Il dibattito su quanti fondi siano necessari e come questi potranno essere mobilitati si rivela quindi cruciale in quest’ottica, mentre il mondo attende risposte concrete e tempistiche realistiche.