La recente decisione di un liceo scientifico di Torino ha suscitato un ampio dibattito tra studenti, docenti e genitori.
È stata introdotta una nuova regola, che prevede di vietare l’uso dei cellulari durante l’intera giornata scolastica, inclusa la ricreazione. Gli alunni di prima e seconda superiore sono obbligati a riporre i loro dispositivi negli armadietti dedicati all’inizio della giornata. Questa iniziativa, riportata da fonti come Il Corriere della Sera e RaiNews, mira a promuovere una maggiore interazione sociale e a ridurre le distrazioni in classe.
La dirigente scolastica ha spiegato che la decisione è stata adottata in risposta ad una crescente preoccupazione: gli studenti, piuttosto che interagire tra di loro durante le pause, restavano seduti, intenti a chattare o a giocare con i loro smartphone. Questo comportamento ha spinto la direzione scolastica a prendere provvedimenti. “I docenti tentavano di richiamare l’attenzione degli alunni, ma le loro risposte erano sempre che durante l’intervallo potevano fare ciò che volevano,” ha dichiarato la dirigente. L’idea di utilizzare gli armadietti, sebbene considerata poco pratica da alcuni, è stata scelta per evitare che i cellulari rimanessero nello zaino, dove l’utilizzo in classe sarebbe potuto avvenire facilmente. “È complicato, non si può semplicemente dire di tenerlo nello zaino perché, in modo strano, finirebbero tra le mani degli studenti,” ha aggiunto.
La circolare, che impone questa nuova regolamentazione, definisce i telefoni come “una fonte di distrazione dalle attività didattiche e di alienazione dai rapporti interpersonali”. Nonostante ciò, non tutti sono d’accordo. Un’alunna ha espresso il suo disappunto: “Ci hanno tolto uno strumento utile per lavorare, dato che siamo una classe 3.0 e utilizziamo spesso i computer per i nostri progetti”. Oltre agli smartphone, la cerimonia di divieto si estende anche a smartwatch e tablet, creando varianti enormi nel modo in cui gli studenti sono soliti seguire le lezioni e socializzare tra di loro.
Una situazione interessante è rappresentata dalla circolare emanata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che sancisce l’uso dei cellulari per scopi didattici nelle scuole superiori. Tuttavia, gli istituti scolastici hanno la possibilità di determinare regolamenti interni. Un’esperienza simile è stata realizzata in un’altra scuola, questa volta a Treviso, già nell’anno scolastico precedente. Gli studenti in questo caso erano chiamati a depositare i loro cellulari in cassette di sicurezza posizionate nelle aule. È un approccio che, come specificato dalla dirigente, ha visto dei passi ben delineati per garantire un funzionamento tranquillo.
Nella scuola trevigiana, le norme erano chiare. Gli studenti dovevano lasciare i loro telefoni alle 7.50 del mattino in una cassetta, la quale veniva chiusa dal docente incaricato. Quest’ultimo, a sua volta, concedeva la chiave a un collaboratore scolastico, una figura fondamentale nel processo. Alla fine della giornata scolastica, quindi, gli studenti avevano l’opportunità di riprendere i propri dispositivi alle 13.35. Questo modello di gestione ha portato a risultati che, seppur controversi, hanno stimolato un interessante dibattito su come le tecnologie digitali influenzano la vita scolastica.
Il modello di Torino potrebbe in effetti cercare ispirazione da queste pratiche già testate in altre realtà. Tuttavia, la reazione di studenti e genitori, di fronte a restrizioni simili, può variare considerevolmente a seconda delle loro aspettative e della familiarità con l’uso delle tecnologie in ambito educativo. In ogni caso, il dibattito è ben lontano dall’essere concluso e si prevede che il tema continuerà a generare opinioni opposte all’interno della comunità scolastica.