Un tema caldo quello del ponte sullo Stretto di Messina, che sembra non smettere di essere al centro di vivaci dibattiti politici.
Negli ultimi giorni sono emerse nuove polemiche a seguito della pubblicazione su Repubblica di lettere scritte da Carlo Doglioni, il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia . Queste comunicazioni hanno sollevato interrogativi rilevanti sulla questione del rischio sismico legato a questa imponente infrastruttura. La questione si complica ulteriormente con le reazioni delle forze politiche, che hanno chiesto un intervento diretto della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina è uno dei più discussi in Italia, considerato non solo per la sua complessità, ma anche per l’impatto ambientale e sociale. Le lettere di Doglioni alla redazione di Repubblica chiariscono che l’INGV non sarebbe stato coinvolto nella valutazione per quanto riguarda il rischio sismico. Doglioni sostiene che per una struttura così significativa sia necessaria una revisione approfondita, soprattutto riguardo a possibili faglie attive. Questo ha sollevato un vespaio di polemiche, con il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, e il Partito Democratico che hanno direttamente interpellato Meloni, richiedendo di bloccare il progetto.
La società Stretto di Messina, dal canto suo, ha difeso strenuamente la propria posizione affermando che il progetto è completo e munito di tutte le necessarie certificazioni, evidenziando che il ponte sarà uno dei più sicuri in termini sismici non solo in Italia, ma anche nel mondo intero. Tuttavia, il punto cruciale rimane: quali studi accurati e indipendenti sono stati condotti per garantire la sicurezza di questa opera? La questione dei rilievi non è da sottovalutare e, data l’importanza del ponte, ci si aspetterebbe un chiarimento esplicito. La comunità scientifica si sente chiamata in causa e attende a questo punto dei risultati concreti.
Faglie attive e preoccupazioni geologiche
Un elemento essenziale nell’analisi del rischio sismico è rappresentato dalle attuali condizioni delle faglie nella zona del ponte, in particolare dalla faglia Cannitello, su cui si poggerà un pilone. Secondo Doglioni, una faglia è una frattura della crosta terrestre che può generare movimenti silenziosi o, al contrario, improvvisi, come nel caso di un terremoto. La letteratura esistente, secondo quanto riportato da Repubblica, indica che la faglia Cannitello non è più attiva, ma Doglioni ha chiarito che servirebbero ulteriori studi specializzati per confermare il suo stato.
Questa dichiarazione ha suscitato una serie di domande e sono sortite risposte curiose. Le richieste di approfondimenti non hanno tardato ad arrivare, e il deputato Bonelli si è fatto portavoce di queste ansie, chiedendo di sapere cosa ha fatto di preciso l’INGV riguardo alla presenza di faglie nella zona. Le autorità, quindi, si trovano in una situazione intricata, in cui le rassicurazioni della società Stretto di Messina si scontrano con le necessità di indagini approfondite suggerite da esperti come Doglioni.
La prospettiva economica e le opposizioni politiche
Il ponte sullo Stretto di Messina non è solo un argomento di discussione tecnica; è anche un grande affare economico. Con un costo che si aggira intorno ai 13,5 miliardi di euro per la costruzione e ulteriori spese per le opere accessorie, è chiaro che stiamo parlando di un investimento significativo. Il progetto prevede la realizzazione di una struttura con una campata unica mai vista prima al mondo, lunga circa 3.660 metri. Le torri di sostegno dovrebbero ergersi alte 399 metri, creando non solo un’opera ingegneristica ma anche un costoso investimento che potrebbe avere ripercussioni a lungo termine.
Tuttavia, forti opposizioni si levano contro il progetto, da parte di associazioni ambientaliste e di alcuni comuni come Villa San Giovanni e Messina. Le critiche si concentrano sull’idea che l’opera possa rivelarsi dannosa per l’ambiente e che i costi previsti siano eccessivi, considerando le alternative sostenibili. Gli esperti suggeriscono che si dovrebbe riflettere seriamente prima di procedere. Con i lavori programmati per iniziare nel 2025, la questione resta aperta e tutte le speranze di completamento sono affidate all’esito delle valutazioni che seguiranno.
La controversia sul ponte di Messina non è destinata a placarsi e ci si aspetta che nei prossimi giorni nuove rivelazioni e discussioni possano illuminare ulteriormente questa storica questione italiana.