Effettuare lavori di ristrutturazione o miglioramento energetico nella propria casa è indubbiamente un’importante opportunità di investimento, non solo per il valore dell’immobile, ma anche grazie alle varietà di agevolazioni fiscali offerte dallo Stato.
Tuttavia, accedere a tali vantaggi fiscali richiede attenzioni particolari, specialmente riguardo ai metodi di pagamento, come l’utilizzo del famigerato “bonifico parlante“.
Quando ci si trova ad affrontare errori nei pagamenti, può sorgere la questione: cosa fare se non si usa il bonifico giusto? Qui esploreremo i passi da seguire per rimediare a situazioni in cui il bonifico parlante non viene utilizzato, senza compromettere il diritto a ricevere detrazioni fiscali.
Il bonifico parlante è uno strumento di pagamento appositamente creato per gestire le transazioni legate a lavori che danno diritto a detrazioni fiscali, come le ristrutturazioni edilizie o l’ecobonus. A differenza di un bonifico ordinario, il bonifico parlante include informazioni dettagliate che devono figurare per poter fruire delle agevolazioni fiscali. Questo significa che deve contenere essenzialmente tre elementi cruciali.
Primo: il codice fiscale di chi effettua il pagamento, ossia il beneficiario della detrazione. Secondo: il codice fiscale o la partita IVA di chi ha realizzato i lavori, così che ci sia tracciabilità. Infine, è necessaria una causale che faccia riferimento alle normative in vigore, come quella del D.P.R. 917/1986, per la ristrutturazione edilizia, ad esempio. Queste informazioni sono non negoziabili, perché senza di esse, il pagamento rischia di essere considerato “non parlante”, il che potrebbe precludere l’accesso alle tanto desiderate detrazioni.
Quando si effettua un bonifico non parlante, ovvero un pagamento che non rispetta le specifiche richieste, ci si può trovare in una situazione piuttosto delicata. Infatti, il contribuente potrebbe perdere il diritto alla detrazione fiscale, e ciò è tutt’altro che una situazione da sottovalutare. Tuttavia, esistono varie soluzioni per recuperare il diritto alla detrazione, sempre che si intervenga tempestivamente.
Uno dei punti fondamentali da sapere è che non è tutto perduto. Anzi, ci sono modi per rimediare, anche se è importante agire con celerità. Alcuni potrebbero pensare che basti un semplice errore per perdere le agevolazioni, ma in realtà, la legge offre diversi strumenti per superare questi imprevisti. Con consapevolezza e un po’ di pazienza, ci si può muovere nelle opzioni disponibili per assicurarsi che gli scivoloni non si trasformino in un problema insormontabile.
Se ci si è resi conto di aver effettuato un bonifico non parlante, ci sono delle strade praticabili per rimediare. Un’opzione primordiale è quella di contattare l’impresa che ha eseguito i lavori e richiedere una dichiarazione sostitutiva di atto notorio. Questo documento, redatto e firmato dall’impresa, attesta che il pagamento è stato correttamente registrato per fini fiscali. In parole più semplici, l’impresa deve confermare di aver ricevuto il pagamento e di averlo riportato adeguatamente nella propria contabilità.
È un’azione legittima che è stata chiarita anche dall’Agenzia delle Entrate: un errore nell’uso del bonifico non significa automaticamente che si perda il diritto all’agevolazione. Così facendo, si può comunque recuperare la detrazione, dimostrando che, anche con un piccolo errore, ci si è mossi per rimettere in ordine la propria posizione fiscale.
Un altro approccio, che può sembrare un po’ più drastico, è quello di richiedere il rimborso alla ditta e rifare il pagamento con un bonifico parlante corretto. Anche se a prima vista questa operazione può sembrare complicata e farraginosa, può risolvere definitivamente la questione della detrazione fiscale.
Tuttavia, qui entrano in gioco alcuni aspetti tecnici di cui prestare attenzione. Se il primo bonifico è stato effettuato in un certo periodo fiscale e il secondo in un altro, è di vitale importanza gestire correttamente la tempistica della detrazione. Quindi, è sempre meglio consultare un esperto per evitare confusione sui due fronti. E non dimentichiamo l’opzione di cedere il credito fiscale a una banca, che permette di ottenere un immediato recupero del credito d’imposta, senza dover aspettare lunghi periodi.
La cessione del credito è un’opzione molto utile che consente di trasferire il diritto alla detrazione fiscale a terzi, generalmente istituti bancari o intermediari finanziari. Questa modalità consente di ricevere immediatamente il credito d’imposta, senza dover attendere un decennio intero per ottenerlo tramite la dichiarazione dei redditi.
Ricordate però che le scadenze sono cruciali. Infatti, la comunicazione della cessione del credito deve arrivare entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese. Se i pagamenti sono stati effettuati in anni fiscali diversi, è necessario inviare comunicazioni separate per ciascun anno. Perciò tenere alcuni appunti precisi potrebbe risparmiarci futuri malintesi e confusione.
Infine, per prevenire la possibilità di incappare in problematiche legate al bonifico non parlante è fondamentale prestare molta attenzione ai dettagli richiesti dalla normativa. Prima di eseguire un pagamento relativo a lavori di ristrutturazione o di efficientamento energetico, è opportuno verificare con la propria banca o direttamente con l’impresa che sta svolgendo i lavori che tutte le informazioni necessarie siano presenti. Molti istituti offrono persino moduli precompilati per semplificare questa operazione.
Allo stesso modo, consultare un professionista del settore fiscale o un consulente tecnico è un’ottima strategia per minimizzare errori e garantire di accedere al massimo delle agevolazioni, a proprio favore. Se si realizza di aver commesso un errore, non c’è ovviamente motivo di farsi prendere dal panico. Con le giuste informazioni e il supporto adeguato, si possono recuperare i diritti senza troppi grattacapi.