Una notte di paura ha segnato il paralizzante incidente avvenuto ad Amsterdam, dove i tifosi della squadra di calcio Maccabi Tel Aviv si sono trovati coinvolti in violenti attacchi mentre lasciavano il Johan Cruijff Arena.
Quello che doveva essere un evento sportivo si è trasformato, purtroppo, in un’esperienza traumatica, con gravi conseguenze per molti dei sostenitori israeliani. Si tratta di un episodio che non solo ha scosso la comunità calcistica, ma ha anche sollevato interrogativi sul clima di odio e violenza che, in alcuni casi, sembra essere normalizzato.
Le violenze scaturite dopo la partita di Europa League hanno lasciato un bilancio preoccupante. Sono stati segnalati dieci feriti e, tra questi, tre dispersi, uno dei quali è Guy Avidor, un uomo di 33 anni con doppia nazionalità israeliano-bulgaro. L’ultima traccia di lui risale a un suo post sui social media pubblicato prima della partita, creando ansia e preoccupazione tra i famigliari, che non hanno avuto notizie da oltre dieci ore.
Il Maccabi Tel Aviv, con una sconfitta di 5-0 contro l’Ajax, non è riuscito a lasciare un segno positivo, e pochi sapevano che la serata avrebbe preso una piega così sinistra. Le tensioni sono aumentate repentinamente, e centinaia di tifosi sono stati catturati in un vero e proprio agguato, come definito dall’ambasciata israeliana a Washington. I video circolati su piattaforme social mostrano scene spaventose, con persone inseguiti e costrette a salti disperati nei canali di Amsterdam per sfuggire agli aggressori.
Molti tifosi, arrivati a Amsterdam per godere di una serata di sport, hanno manifestato delusione e paura, denunciando le carenze nelle misure di sicurezza messe in atto dalle autorità. La polizia olandese ha confermato di aver arrestato 57 persone, prese principalmente per disturbo dell’ordine pubblico. Gli scontri sono stati riportati in diverse aree, ma le zone maggiormente colpite rimangono quelle vicine allo stadio e alla piazza Anton de Komplein, dove si era organizzato un presidio pro-palestinese.
Quando la notizia delle violenze ha raggiunto il governo israeliano, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato disposizioni immediate. Ha ordinato l’invio di due aerei di soccorso per evacuare e assistere i tifosi israeliani feriti. Questo intervento è stato coordinato dall’aeronautica militare israeliana, che ha messo in campo aerei cargo e due velivoli Hercules. Così, con a bordo team medici, sono partite per aiutare chi si trovava in difficoltà ad Amsterdam.
Le autorità religiose non sono rimaste in silenzio. I due rabbini capo di Israele hanno autorizzato un volo della compagnia aerea El Al, permettendo l’intervento durante lo Shabbat, un fatto eccezionale che sottolinea la gravità della situazione. In un contesto dove le vite umane sono in gioco, le misure straordinarie sono necessarie. I dettagli del piano, che prevede il recupero di tifosi feriti e in pericolo, mostrano un impegno serio da parte delle autorità israeliane.
I fatti ad Amsterdam hanno sollevato interrogativi che vanno oltre il calcio. Sono emblematici di un clima di intensi squilibri sociali e conflitti che possono emergere anche in situazioni che dovrebbero rimanere pacifiche. La risposta delle autorità e della comunità è ora sotto osservazione, con speranze di una riflessione profonda su cosa significano realmente la sicurezza e il rispetto in un contesto sportivo e sociale così complesso.