“Il clima che vogliamo” rappresenta un invito urgente e appassionato a ripensare il nostro rapporto con il pianeta. Scritto da un collettivo di autori, molti dei quali giovani “nativi climatici”, il libro è una raccolta di saggi derivata dagli approfondimenti del web magazine dell’Università di Padova, Il Bo Live. Sin dall’introduzione, il testo chiarisce che la crisi climatica non è solo un fenomeno atmosferico, ma anche una tempesta mentale che coinvolge l’intera umanità. Questa tempesta si abbatte su un mammifero, l’Homo sapiens, che è riuscito a trasformare il mondo ma che ora deve affrontare le conseguenze delle sue azioni.
Telmo Pievani, docente di Filosofia delle scienze biologiche, sottolinea come la questione climatica sia profondamente legata all’altruismo e al rispetto per le generazioni future. La Terra, vista da lontano nello spazio, è solo un piccolo puntino, ma è su questo minuscolo frammento di universo che si consuma la lotta dell’umanità, spesso cieca e predatoria nei confronti della propria casa. Pievani ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità collettiva, a espandere il nostro concetto di “noi” per includere non solo l’intera specie umana ma anche l’intera biosfera.
Il libro esplora il come e il perché siamo arrivati a questa crisi. Le cause sono note da tempo: l’aumento della concentrazione di CO2 e di altri gas serra, conseguenza della nostra dipendenza dai combustibili fossili, e l’impatto devastante dell’uomo sugli ecosistemi. Tuttavia, la consapevolezza delle cause non si è ancora tradotta in azioni sufficientemente incisive per invertire la rotta. Antonio Massariolo, uno degli autori, sottolinea la necessità di una transizione ecologica che coinvolga ogni livello della società, dalle grandi multinazionali al singolo cittadino. Questa transizione non sarà indolore; richiederà cambiamenti radicali nelle nostre abitudini quotidiane, nei nostri mezzi di trasporto e anche nella nostra alimentazione.
Un episodio emblematico citato nel libro è l’azione delle attiviste di Just Stop Oil che nel 2022 lanciarono zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh. Questo gesto, apparentemente scioccante, è interpretato come un tentativo di scuotere l’opinione pubblica dall’indifferenza verso la distruzione del nostro patrimonio naturale. Francesco Suman, un altro autore del volume, ci spinge a riflettere su come la nostra indignazione sia spesso più forte per una minaccia al patrimonio artistico che per la perdita di biodiversità o l’estinzione di specie animali. Questo comportamento riflette una disconnessione dalla realtà ambientale che ci circonda, una realtà che rischiamo di ignorare fino a quando non sarà troppo tardi per intervenire.
Il libro invita a considerare l’interconnessione tra le crisi ambientali ed economiche, sottolineando come la povertà e la fame siano spesso alimentate dalla stessa matrice che causa la crisi climatica: un sistema energetico insostenibile. La soluzione, suggeriscono gli autori, risiede nel ripensare completamente il nostro sistema economico e sociale, abbandonando il modello basato sullo sfruttamento illimitato delle risorse naturali.
“Il clima che vogliamo” non è solo un grido di allarme, ma anche una chiamata all’azione. È un invito a prendere coscienza del ruolo che ognuno di noi può svolgere nel plasmare un futuro sostenibile. Leggere queste pagine significa confrontarsi con la necessità di un cambiamento profondo, che inizia con la consapevolezza e si concretizza in scelte quotidiane capaci di fare la differenza. Il libro ci ricorda che il tempo per agire è ora, prima che la tempesta perfetta, quella dentro di noi e quella atmosferica, diventi irreversibile.
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