I misteri nascosti de Il Gattopardo

Un classico controverso: la ricezione de “Il Gattopardo”

L’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”, è un pilastro della letteratura italiana. Nonostante il suo status di classico, continua a suscitare discussioni e analisi che ne mettono in luce aspetti inediti e complessi. Pubblicato postumo nel 1958, il romanzo ha subito trovato un vasto pubblico, vendendo 100.000 copie nel suo primo anno, un record per il panorama editoriale italiano dell’epoca. Tuttavia, la sua ricezione non fu immediatamente positiva, specialmente tra la critica di sinistra, che inizialmente lo guardò con sospetto, considerandolo un’opera di stampo conservatore.

Il film di Visconti e la sua reinterpretazione

Il film omonimo di Luchino Visconti, uscito nel 1963, ha ulteriormente alimentato il dibattito attorno al romanzo. Secondo Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice, autori di “Operazione Gattopardo”, Visconti ha trasformato un romanzo considerato di “destra” in un successo di “sinistra”. Questa trasformazione fu il frutto di una complessa operazione culturale e politica da parte del regista, che cercò di reinterpretare il libro alla luce delle sue convinzioni ideologiche. Visconti, noto per il suo orientamento comunista, si trovò a confrontarsi con un’opera che, nelle sue intenzioni, voleva criticare il Risorgimento italiano e il conseguente trasformismo politico attraverso gli occhi di un’aristocrazia in declino.

La figura del principe di Salina

La figura del principe di Salina, don Fabrizio, incarnava per Lampedusa una visione critica e disincantata dei cambiamenti politici e sociali che stavano attraversando l’Italia dell’epoca. Questo aspetto del romanzo viene solo parzialmente conservato nel film di Visconti, che sceglie di enfatizzare altri aspetti più in linea con la sua visione del mondo. Ad esempio, la rappresentazione di don Calogero e Tancredi come figure protofasciste è una lettura che si discosta notevolmente dall’originale letterario, dove questi personaggi sono piuttosto simboli di una borghesia emergente e opportunista.

La scelta controversa di Visconti

Una delle questioni più dibattute riguardo l’adattamento cinematografico è la decisione di Visconti di omettere l’ultimo capitolo del romanzo. Questo taglio non è solo una scelta narrativa, ma rappresenta, secondo Anile e Giannice, un tradimento ideologico. L’ultimo capitolo del libro infatti offre una conclusione che mette in discussione il trasformismo politico dell’epoca, un tema centrale che Lampedusa voleva evidenziare. La frase iconica “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” diventa nel film una sorta di condanna senza appello, mentre nel romanzo è una denuncia delle ambiguità e delle contraddizioni di una classe sociale in declino.

Modifiche e tagli nel film

Visconti, inoltre, operò diverse modifiche e tagli nel film, specialmente in vista della sua partecipazione al Festival di Cannes, dove vinse la Palma d’oro. La necessità di adattare il film a un contesto internazionale e le pressioni ideologiche dell’epoca portarono a eliminare alcune scene considerate troppo cariche di significato politico. Alcune di queste scene, come quella dell’incubo di don Fabrizio, sono state recuperate solo recentemente, mentre altre rimangono tuttora inedite nella versione italiana.

Distanza stilistica e ideologica tra Lampedusa e Visconti

La distanza tra Tomasi di Lampedusa e Visconti, dunque, non è solo stilistica ma profondamente ideologica. Entrambi provenienti da un ambiente aristocratico, offrivano visioni diverse dell’Italia del passato e del presente. Mentre Lampedusa usava il suo romanzo per criticare la sua stessa classe sociale e per esplorare le profonde trasformazioni della società italiana, Visconti cercava nel film di riflettere il suo personale disincanto politico, sfociando in una nostalgia che, paradossalmente, può apparire più conservatrice dell’opera originale.

Un’opera aperta a molteplici interpretazioni

In definitiva, “Il Gattopardo” continua a essere un’opera aperta a molteplici interpretazioni e riletture, sia nella sua forma letteraria che cinematografica. La complessità dei suoi personaggi e delle sue tematiche lo rende un classico intramontabile, capace di stimolare il dibattito e la riflessione su questioni che, a distanza di decenni, restano ancora attualissime.