Troppo caldo, puoi chiedere la cassa integrazione dell’INPS e non lavorare: ma in pochi lo sanno

È fondamentale garantire che tutti i lavoratori siano a conoscenza delle misure per proteggere la propria salute nei giorni di caldo estremo.

Il mese di luglio appena trascorso è stato il secondo più caldo mai registrato, subito dopo quello dell’anno scorso. Le temperature eccezionalmente elevate hanno fatto suonare un campanello d’allarme per la gestione delle attività quotidiane, soprattutto nel contesto lavorativo. Il cambiamento climatico, con estati sempre più torride, impone una riflessione seria sulle modalità di svolgimento del lavoro all’aperto e in ambienti chiusi senza adeguata ventilazione.

cassa integrazione per il caldo
Luglio 2024 è stato il secondo mese più caldo mai registrato – giustiziagiusta.info

Con l’aumento delle temperature, è sempre più evidente la necessità di adattare le pratiche lavorative per proteggere la salute dei lavoratori. Fortunatamente, esistono già strumenti e normative che tutelano chi è esposto a condizioni di calore estremo, permettendo di sospendere l’attività lavorativa senza perdere il salario. Tuttavia, molti non sono a conoscenza di queste possibilità.

Caldo estremo e cassa integrazione: cosa prevede la normativa

Le estati italiane sono ormai caratterizzate da ondate di calore che rendono rischioso lavorare nelle ore più calde. La legge italiana prevede la possibilità di richiedere la cassa integrazione INPS per eventi meteorologici eccezionali, come le temperature superiori ai 35 gradi, che possono mettere a repentaglio la salute dei lavoratori.

i lavoratori possono richiedere la cassa integrazione per il caldo estremo
La legge italiana permette di richiedere la cassa integrazione INPS per eventi meteorologici eccezionali, come il caldo estremo – giustiziagiusta.info

In molte regioni italiane, specifiche ordinanze regionali addirittura vietano il lavoro all’aperto nelle ore più calde, solitamente tra le 12:30 e le 16:00, nei giorni in cui è dichiarata un’allerta caldo. Queste misure sono attive in settori particolarmente esposti, come l’edilizia, l’agricoltura e il florovivaismo, e si applicano durante i mesi estivi, fino al 31 agosto 2024.

Quando il termometro segna oltre 35 gradi, anche solo percepiti, i datori di lavoro possono sospendere l’attività lavorativa e richiedere la cassa integrazione per i dipendenti. I settori maggiormente colpiti dalle alte temperature includono l’edilizia, l’agricoltura, i trasporti e le attività minerarie. Tuttavia, anche i lavoratori in ambienti chiusi possono essere a rischio quando le temperature interne diventano insopportabili a causa della mancanza di adeguata ventilazione o condizionamento. Anche in questi casi i datori di lavoro hanno il dovere di interrompere l’attività lavorativa e possono richiedere l’attivazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa.

Nonostante queste possibilità, molti lavoratori non sono a conoscenza di tali diritti. È essenziale, quindi, che le aziende informino adeguatamente i propri dipendenti e che questi siano consapevoli dei rischi legati al caldo estremo e delle soluzioni disponibili per proteggere la loro salute.

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