Quando si parla di sussidi, prestazioni assistenziali e Bonus è inevitabile che la platea degli interessati sia notevole. A maggior ragione se l’argomento si chiama Assegno di Inclusione, cioè la misura che ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza nel 2024.
La misura senza dubbio presenta dal punto di vista della giustizia sociale un passo avanti notevole rispetto al Reddito di Cittadinanza. Perché effettivamente la platea dei beneficiari è diventata quella delle persone davvero fragili. E non come era la precedente misura, aperta praticamente a tutti coloro che per ISEE o redditi erano prossimi alla soglia della povertà. Oltretutto la misura prevede dei vincoli e degli adempimenti da rispettare che possono portare alla perdita del sussidio in maniera davvero semplice. Tanto è vero che in diverse FAQ sul sito del Ministero del Lavoro si argomentano alcuni casi di decadenza dal beneficio davvero particolari.
Giustizia sociale dicevamo, perché effettivamente sono finiti i tempi in cui un soggetto di età compresa tra i 18 ed i 59 anni, perfettamente abile, preferiva il sussidio al lavoro. Una delle motivazioni che hanno spinto l’esecutivo a varare il cambiamento tra le due prestazioni è stato proprio questo. Oggi possono prendere il sussidio coloro che si trovano a rientrare in una delle seguenti categorie:
In una famiglia tutti i soggetti che rientrano in una delle categorie prima elencate possono avere diritto al sussidio. Perché entrano nella scala di equivalenza che determina l’importo corrisposto di sussidio ogni mese.
Una cosa che è drasticamente cambiata per l’Assegno di Inclusione rispetto al Reddito di Cittadinanza sono gli adempimenti obbligatori da rispettare per prendere il benefit previsto. Adempimenti a scadenza che portano, in caso di non rispetto dei termini, alla sospensione e poi alla revoca del beneficio. Un inasprimento delle regole bello e buono. Che ha sortito i primi effetti già in sede di presentazione della domanda. Infatti già alla data di presentazione gli interessati hanno dovuto sottoscrivere il PAD (Patto di Attivazione Digitale). A partire dalla data di sottoscrizione del PAD entro 120 giorni bisogna andare al servizio sociale comunale per la registrazione tra i beneficiari del sussidio. E poi bisogna ripetere ogni 90 giorni la stessa visita. Una cosa che molti sanno è che la mancata presentazione porta alla decadenza dal beneficio. E non deve presentarsi solo il soggetto richiedente l’ADI a questi appuntamenti. Perché devono presentarsi anche tutti coloro che rientrano tra i beneficiari del sussidio all’interno della famiglia. Altrimenti, assegno di inclusione revocato a tutta la famiglia.
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