Pensioni con incremento al milione: giustizia per i pensionati con redditi bassi e invalidi

Ci sono pensioni troppo basse per essere considerate dignitose. Ma, oltre a questioni di dignità, un trattamento troppo basso non risponde a quelle esigenze di giustizia giusta ed equità sociale.

Molti pensionati sono poveri e stentano ad arrivare a fine mese. Però le normative vigenti prevedono delle agevolazioni atte a far lievitare questi assegni. Una delle misure più importanti è senza dubbio, per le pensioni con incremento al milione, quella che riguarda invalidi e titolari di trattamenti bassi.

Pensioni con incremento al milione, giustizia per i pensionati con redditi bassi e invalidi

L’incremento al milione non deve essere confuso con le minime a 1.000 euro che Forza Italia continua a promettere. E non deve essere confuso nemmeno con la perequazione di gennaio, quando gli assegni salirono del 5.4% per via dell’incremento del costo della vita.

Infatti, un Governo Berlusconi nel 2002 introdusse questa speciale maggiorazione con la legge numero 448 del 2001. Una maggiorazione che ha i connotati della giustizia sociale al suo interno dal momento che consentiva e consente di portare le pensioni minime al milione delle vecchie lire. Ma non tutti possono sfruttare questa maggiorazione. Perché per un determinato perimetro di pensionati, conta l’età, mentre per altri conta l’invalidità. Oltretutto l’incremento al milione ha dei determinati parametri reddituali da rispettare. Altrimenti non può essere sfruttata.

Invalidi agevolati, ma vantaggi per tutti sono presenti nelle normative

Per gli invalidi a partire dai 18 anni di età anziché dai 60 precedentemente previsti. Per i titolari di pensioni basse invece, si parte dai 70 anni anche se possono essere ridotti di 5 anni per via di una norma. Sono questi i limiti anagrafici che consentono di percepire l’incremento al milione che è automatico ed assegnato dall’INPS in base ai dati reddituali presenti nelle banche dati. nello specifico la maggiorazione è concessa a singoli che non superano 9.555,65 euro annui e coniugati che non superano 16.502,98 euro. Ma per godere della maggiorazione piena le soglie scendono a 4.333,29 euro annui per i single e a 11.280,62 euro per gli sposati. Come detto, per gli invalidi dopo la sentenza 152 del 2020 prodotta dalla Consulta, è venuto meno il vincolo dei 60 anni compiuti come limite anagrafico a partire dal quale la maggiorazione può essere concessa. Per gli altri invece si parte sempre dai 70 anni di età, fermo restando lo sconto di un anno per ogni 5 anni di contributi vantati fino a massimo 5 anni.

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