Può capitare in una famiglia che i figli vengano trattati in modo diverso, anche sotto il profilo economico, ma la Legge tutela tutti.
Non sono infrequenti, purtroppo, casi in cui due genitori si interfacciano coi figli in modo diverso. A volte c’è proprio un figlio” preferito”, magari perché a scuola va bene e si comporta in modo meno “ribelle”. Le dinamiche familiari sono davvero svariate; il punto è che poi i nodi “vengono al pettine” soprattutto in fase di eredità.
Non si contano le cause legali tra fratelli e sorelle, e per importi talvolta anche minimi. Questo perché spesso e volentieri il denaro è semplicemente la manifestazione concreta dell’affettività manifestata – o meno – quando tutti i componenti del nucleo familiare erano in vita.
La Legge contempla l’aspetto economico, e anche tralasciando le motivazioni personali ed emotive garantisce che tutti gli eredi siano trattati egualmente.
La Legge prevede che i genitori abbiano obblighi precisi nel dare ai figli tutto ciò che serve: casa, cibo, istruzione eccetera. Nella miriade di dinamiche familiari, può capitare che uno dei figli vada all’università e i genitori lo mantengano, e quando tocca al secondo figlio questi deve rinunciare perché la situazione economica non consente altre spese. In questo caso, purtroppo, non c’è niente da fare.
Ma se la famiglia ha disponibilità economiche e riserva diversi trattamenti ai figli, ecco che la parte lesa può ottenere quanto gli spetta.
Prendiamo sempre il caso delle spese sostenute per il percorso universitario. Se il secondo figlio non ha ottenuto lo stesso aiuto dai genitori, può ricorrere al momento della divisione ereditaria, e chiedere che gli venga riconosciuto quanto spettante. Esattamente come succede per un immobile o altri beni, dunque, per la Legge nel cumulo ereditario vanno anche le spese sostenute dai genitori quando erano in vita.
tutto ciò che viene donato in vita, con ciò intendendosi anche le spese sostenute a livello di istruzione, devono essere considerate all’atto della morte del genitore, tramite l’istituto della riunione fittizia dei beni ereditari
Per fare un esempio concreto, se il genitore deceduto aveva 50 mila euro di eredità alla morte ma, quando era in vita, aveva donato 20 mila euro a un figlio solo, nell’asse ereditario andranno conteggiati 70 mila euro, e non solo 50 mila. Quindi il figlio che aveva ricevuto i 20 mila non riceverà i 50 mila di eredità, e a seconda delle quote spettanti dovrà addirittura restituire una parte agli altri fratelli e sorelle.
Naturalmente queste donazioni o elargizioni devono essere dimostrate tramite documentazione, come ad esempio bonifici bancari o prove che il denaro sia stato speso di più per un figlio a discapito degli altri.
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