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Diritti

Busta paga 2024: quasi tutti i lavoratori vengono imbrogliati se non controllano queste 3 voci

Busta paga: perché è importante non trascurare il documento e come leggerlo senza rischiare di fraintenderne i contenuti. 

In Italia, ogni mese le lavoratrici ed i lavoratori dipendenti ricevono dal proprio datore di lavoro il documento della busta paga. Il documento esplicita – o, in termini giuridici, “certifica” – la retribuzione spettante al dipendente sia al lordo sia al netto delle ritenute fiscali, previdenziali ed assistenziali trattenute.

Le modalità di erogazione del documento sono disciplinate dalla Legge numero 4 del 1953 – (GiustiziaGiusta.info)

Queste ritenute devono essere versate dal datore di lavoro ai rispettivi enti che le gestiscono, pubblici e privati, al fine di garantire ai dipendenti di ottenere lo spettante trattenuto ed accumulato a tempo debito, ad esempio il TFR ed il trattamento pensionistico una volta sopraggiunto il termine del rapporto di lavoro tra le parti. La consegna del documento della busta paga, inoltre, è prevista come obbligatoria nel sistema normativo italiano, in base alla Legge numero 4 promulgata nel 1953.

Occorre ammettere che – un po’ forse per abitudine, un po’ per fiducia nei confronti del proprio datore di lavoro – spesso lavoratrici e lavoratori non controllano il documento se non alla voce della retribuzione netta mensile. Il che può risultare controproducente: anche la produzione della busta paga non è esente da errori e dunque una regolare e costante attività di verifica anche da parte dei dipendenti può contribuire a scongiurare l’emersione di problematiche quali, ad esempio, l’omissione, il versamento per difetto o anche per eccesso di alcune voci retributive.

Tre voci fondamentali certificate nella busta paga

Tra i dati più importanti dichiarati attraverso la busta paga, alcuni si riferiscono al rapporto tra il dipendente ed il datore di lavoro; altri al rapporto diretto tra il lavoratore ed il Fisco; ed altri ancora al rapporto diretto tra il professionista e gli enti di previdenza. Il datore di lavoro, in prima persona solitamente nei casi di imprese di piccole e piccolissime dimensioni o per il tramite di un contabile responsabile nei casi di imprese medio-grandi, si premura di calcolare l’esatto importo dovuto per ciascuna di queste tre voci, in modo da non incorrere in sanzioni di tipo amministrativo, civile o penale.

In Italia, solitamente il documento della busta paga viene consegnato mensilmente (GiustiziaGiusta.info)

Tuttavia, come dicevamo, le operazioni di calcolo non possono essere considerate in assoluto scevre dalla possibilità di essere effettuate erroneamente. Dunque come può il dipendente verificare che tutti i risultati di calcolo siano corretti? Ebbene, innanzitutto tenendo a mente che la retribuzione si compone di tre parti: la prima definita “diretta”, la seconda “diretta” e la terza “differita”.

La retribuzione diretta riguarda gli elementi principali relativi alla paga di base, all’anzianità ed ai premi aziendali, se previsti, ed è stabilita dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro; l’indiretta, invece, riguarda istituti contrattuali come i permessi, le ferie, le festività, la tredicesima e – anche in questo caso se prevista – la quattordicesima mensilità; infine, la differita riguarda le voci e somme che verranno in momenti diversità dalla cadenza mensile, come il TRF e la pensione.

Controllando mensilmente il documento, il dipendente può abituarsi a riconoscere i dati facilmente nonché a rilevare eventuali cambiamenti non preannunciati dal datore di lavoro: in casi simili, possono essere legittimi, così come possono anche rivelarsi errori e sviste sopraggiunte nelle fasi di calcolo. Dunque, una volta eventualmente individuati, è possibile farne rapporto al datore di lavoro, chiedere delucidazioni in merito e, in caso di effettivo errore, richiederne la correzione

Gian Lorenzo Lagna

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