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Purché nessuno dubiti che siamo arroganti e villani

Quando è in corso una difficile trattativa o si confidi sulla possibilità di imbastirla, è necessario in primo luogo lasciar intendere che si è disponibili, che non vi sono pregiudizi o preclusioni. C’è sempre tempo per farsi giudicare troppo rigidi.
Questo nelle situazioni normali, tra la gente normale, da parte di governanti normali.
Ma c’è chi, all’opposto, anche se sa che dovrà piegarsi, e confida sin dall’inizio in un provvidenziale compromesso, ha come sua principale preoccupazione quella di apparire testardo e irremovibile e, soprattutto, arrogante e villano.
La preoccupazione della coppia Salvini-Di Maio, ma soprattutto di Salvini in tutta la storia della c.d. manovra sembra sia stata e sia, ogni volta che sembrava avesse superato qualche difficoltà: “purchè poi non si dica che siamo stati ragionevoli”.
Anzi questa pare che sia la preoccupazione in ogni questione che vede il nostro Governo a confronto con l’Europa o con altri Governi. Basti pensare alla storia dei migranti e della nave “Diciotti”.
Ognuno, del resto, ci tiene ad essere valutato con gran punteggio in quello che è il suo mestiere.
Quando si sceglie la professione di Capitan Fracassa, se uno osa definirlo gentile e disponibile è come se gli desse uno schiaffo.


In tutta la storia del deficit e della manovra, il Governo ha fatto partire le sue manifestazioni di arroganze, di strafottenza di fronte alle regole e di rilevazioni delle nostre violazioni prima che si avesse un qualsiasi confronto.
Quando si è un Salvini, se non ti fai notare subito per la tua arroganza rischi di scomparire, di perdere apprezzamenti e voti.
E tra Di Maio e Salvini si è aperta una gara per aggiudicarsi il primato del “chi se ne frega”, in tutti i problemi con l’Europa.
Se c’è stato e c’è un non celato pregiudizio in ordine alla volontà dell’Italia di rimanere nell’Unione Europea, questo è il frutto di una scelta politica soprattutto di Salvini.
Politica sciagurata, che potrebbe portarci al baratro se non di una espulsione, di una “messa al cantone” e che preclude, o rendere difficilissima l’opera di modifica al meglio delle regole europee.
Ma ogni limone dà il succo che ha dentro e le rape non danno sangue.
A questo siamo ridotti. Sperare in una certa ragionevolezza di Salvini. Sperare che la sua recitazione non gli venga bene.

Mauro Mellini
28.11.2018

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