Scamp...Atac
di Giovanni Di Carlo
Il referendum consultivo sulla messa a gara della gestione del trasporto pubblico tenutosi a Roma domenica scorsa ha, a causa del mancato raggiungimento del numero legale, avuto esito negativo, permettendo ad Atac di mantenere il proprio monopolio naturale.
Rimane indiscutibile, come peraltro sottolineato a margine della sconfitta dal deputato radicale Riccardo Magi, il valore politico di simili appuntamenti, specie, come in questo caso, in presenza di una schiacciante vittoria del "sì": circa 400.000 cittadini romani accorsi alle urne si sono infatti espressi favorevolmente, a fronte dei quasi 800.000 richiesti da un quorum che potremmo definire, abbinando latinismi, ad hoc. Secondo le modifiche allo Statuto di Roma Capitale, operate nel gennaio scorso, infatti, il quorum del 33,3% degli aventi diritto non sarebbe dovuto essere stato applicato alla votazione, tenendo inoltre in considerazione il fatto che utilizzarlo nel contesto di un referendum avente valore meramente consultivo fosse, da principio, del tutto illogico.
Tristemente, non sorprende affatto che i grillini, cioccolatai della democrazia diretta, capitanati da Virginia Raggi, abbiano fatto di tutto per ostacolare la libera e consapevole espressione della volontà dei cittadini capitolini. Nel settembre scorso, il Comune aveva all’unanimità approvato un emendamento che prevedeva lo stanziamento di fondi destinati all’invio per posta agli elettori di materiale informativo riguardante il referendum, stranamente mai utilizzati.
Come se non bastasse, questo anfrattuoso silenzio informativo è stato amplificato da una generosa dose di fuorvianti menzogne, esemplificate dal tentativo di convincere i romani che l’intento dei promotori del referendum fosse quello di privatizzare il trasporto pubblico, ignorando — o peggio, occultando — che l’obiettivo fosse quello di liberalizzarlo, stimolando la concorrenza fra enti pubblici e privati.
«Atac rimane dei cittadini, che vogliono resti pubblica». L'inconsistenza e l'infondatezza politica delle parole della prima cittadina rappresentano la pura e semplice sintesi delle caratteristiche di un movimento che si fa vanto di ripudiare ogni ideologia, dimostrando becera incompetenza e drammatica inettitudine.
Quello di domenica è stato un giorno triste per la democrazia liberale, un gran giorno per l’oclocrazia grillina.